Corriere della Sera 28/07/15
Mario Sensini
Buone notizie in arrivo per i conti
pubblici. Secondo le primissime anticipazioni che circolano al
ministero dell’Economia, sia l’Irpef versata dalle persone
fisiche che le imposte pagate dalle imprese hanno registrato, in
questo mese di luglio, decisivo per le entrate, un andamento più che
positivo. Il gettito dell’autoliquidazione ha superato le
previsioni, con una performance considerata in alcuni casi
sorprendente. Per l’Irap, soprattutto. Dopo il consistente
abbattimento della base imponibile deciso con la legge di Stabilità
dell’anno scorso, si attendeva una forte flessione degli incassi:
cinque miliardi di meno nel 2015, ma se l’andamento di questi primi
mesi fosse confermato il minor gettito alla fine sarà notevolmente
inferiore.
Le stime aggiornate sulle entrate del 2015 saranno
elaborate dal Dipartimento delle Finanze solo tra qualche giorno, ma
per il governo, già al lavoro sulla legge di Stabilità del 2016 e
sul piano di riduzione delle tasse, è comunque un buon punto di
partenza. Un gettito superiore alle previsioni non è solo una buona
notizia per i conti pubblici, che registrano più entrate, ma anche
un segnale del ritorno ad un minimo di vivacità dell’economia. Del
resto confermato ieri dal Fondo Monetario Internazionale, che
annuncia per l’Italia «l’uscita da tre anni di recessione».
Il
fondo per le tasse
Il piano di Matteo Renzi per il taglio delle
tasse prevede una riduzione della Tasi, dell’Ires e dell’Irpef.
Vale 35 miliardi di euro nel triennio e sarà finanziato grazie ad un
maxi fondo, operativo già dal prossimo anno, previsto dai decreti
attuativi della delega sul Fisco. Un Fondo per la riduzione della
pressione fiscale alimentato non più come oggi dagli «spiccioli»,
ovvero quel poco che ogni anno si considera recuperato all’evasione
in modo permanente, poche centinaia di milioni, ma miliardario.
In quel serbatoio confluiranno, infatti, tutte le entrate derivanti
dal contrasto all’evasione fiscale, ma anche quelle dovute al
miglioramento dell’adempimento spontaneo dei contribuenti e tutti i
risparmi relativi alla revisione delle «tax expenditures», le
agevolazioni e gli sconti fiscali. Il Fondo potrebbe così
tranquillamente raggiungere ogni anno una dotazione di una ventina di
miliardi di euro (solo di evasione se ne recuperano 14) che sarebbero
tutti vincolati alla riduzione della pressione fiscale.
Il
livello raggiunto (il 44% del prodotto interno lordo) è altissimo, e
per evitare che cresca ulteriormente grazie alle risorse sottratte
all’evasione o risparmiate cancellando qualche agevolazione, il
governo, con l’accordo del Parlamento, si è orientato su un
meccanismo quasi automatico. Tanto si recupera, dunque, tanto si
restituisce. Dovrebbe essere proprio questo Fondo, che comincerà ad
essere alimentato nel 2016, il volano principale per finanziare il
taglio dell’Ires nel 2017 e dell’Irpef nel 2018, i due capitoli
finali, e più costosi del piano di Matteo Renzi. Per tagliare le
tasse alle imprese e alle famiglie servono infatti 15 miliardi di
euro nel 2017 ed altrettanti nel 2018, mentre ne basterebbero 4-5 per
tagliare le imposte sulla prima casa nel 2016. Il piano è ambizioso,
ma il governo conta di poterlo realizzare, nonostante abbia la
necessità di recuperare, oltre ai soldi per tagliare le imposte, 16
miliardi nel 2016, 25 nel 2017 e altri 28,3 nel 2018, per evitare che
altre ne aumentino, con lo scatto già previsto dell’Iva e il
taglio delle detrazioni. Per il 2016, a fronte dei circa 20 miliardi
complessivi che servono, il governo ipotizza per ora un taglio alla
spesa pubblica di 10 miliardi e di far salire il deficit per altri
6-7 miliardi, sfruttando le clausole di flessibilità Ue.
Conti in
miglioramento
Un aiuto importante alla manovra del 2016 potrebbe
derivare anche da un andamento migliore del previsto dei conti di
quest’anno. Il buon risultato dell’autoliquidazione fa sperare il
ministero dell’Economia in questo senso. Chiudere con un deficit
inferiore al 2,6% concordato con la Ue renderebbe senz’altro più
facile la strada del 2016, anche nell’ottica della trattativa con
Bruxelles. E il governo non esclude che, a conti fatti, la crescita
dell’economia possa rivelarsi più solida. Il più 0,7% di
quest’anno e il più 1,4% del 2016 potrebbero essere rivisti al
rialzo con l’aggiornamento dei dati di metà settembre.
L’attuazione del piano di riduzione fiscale, in ogni caso, prevede
anche per il 2017 ed il 2018 l’utilizzo delle clausole di
flessibilità Ue. Con le regole aggiornate lo scorso gennaio la
prosecuzione delle riforme strutturali, almeno finché l’economia
italiana continuerà a correre al di sotto del suo potenziale
(secondo la Ue fino al 2019), permetterebbe di guadagnare un margine
di manovra aggiuntivo di almeno 8 miliardi di euro (lo 0,5% del
prodotto interno lordo) sia nel 2017 che nel 2018.
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