martedì 28 luglio 2015

La ripresa e i conti pubblici.


Corriere della Sera 28/07/15
Mario Sensini
Buone notizie in arrivo per i conti pubblici. Secondo le primissime anticipazioni che circolano al ministero dell’Economia, sia l’Irpef versata dalle persone fisiche che le imposte pagate dalle imprese hanno registrato, in questo mese di luglio, decisivo per le entrate, un andamento più che positivo. Il gettito dell’autoliquidazione ha superato le previsioni, con una performance considerata in alcuni casi sorprendente. Per l’Irap, soprattutto. Dopo il consistente abbattimento della base imponibile deciso con la legge di Stabilità dell’anno scorso, si attendeva una forte flessione degli incassi: cinque miliardi di meno nel 2015, ma se l’andamento di questi primi mesi fosse confermato il minor gettito alla fine sarà notevolmente inferiore. 
 Le stime aggiornate sulle entrate del 2015 saranno elaborate dal Dipartimento delle Finanze solo tra qualche giorno, ma per il governo, già al lavoro sulla legge di Stabilità del 2016 e sul piano di riduzione delle tasse, è comunque un buon punto di partenza. Un gettito superiore alle previsioni non è solo una buona notizia per i conti pubblici, che registrano più entrate, ma anche un segnale del ritorno ad un minimo di vivacità dell’economia. Del resto confermato ieri dal Fondo Monetario Internazionale, che annuncia per l’Italia «l’uscita da tre anni di recessione». 
Il fondo per le tasse
 Il piano di Matteo Renzi per il taglio delle tasse prevede una riduzione della Tasi, dell’Ires e dell’Irpef. Vale 35 miliardi di euro nel triennio e sarà finanziato grazie ad un maxi fondo, operativo già dal prossimo anno, previsto dai decreti attuativi della delega sul Fisco. Un Fondo per la riduzione della pressione fiscale alimentato non più come oggi dagli «spiccioli», ovvero quel poco che ogni anno si considera recuperato all’evasione in modo permanente, poche centinaia di milioni, ma miliardario. 
 In quel serbatoio confluiranno, infatti, tutte le entrate derivanti dal contrasto all’evasione fiscale, ma anche quelle dovute al miglioramento dell’adempimento spontaneo dei contribuenti e tutti i risparmi relativi alla revisione delle «tax expenditures», le agevolazioni e gli sconti fiscali. Il Fondo potrebbe così tranquillamente raggiungere ogni anno una dotazione di una ventina di miliardi di euro (solo di evasione se ne recuperano 14) che sarebbero tutti vincolati alla riduzione della pressione fiscale. 
 Il livello raggiunto (il 44% del prodotto interno lordo) è altissimo, e per evitare che cresca ulteriormente grazie alle risorse sottratte all’evasione o risparmiate cancellando qualche agevolazione, il governo, con l’accordo del Parlamento, si è orientato su un meccanismo quasi automatico. Tanto si recupera, dunque, tanto si restituisce. Dovrebbe essere proprio questo Fondo, che comincerà ad essere alimentato nel 2016, il volano principale per finanziare il taglio dell’Ires nel 2017 e dell’Irpef nel 2018, i due capitoli finali, e più costosi del piano di Matteo Renzi. Per tagliare le tasse alle imprese e alle famiglie servono infatti 15 miliardi di euro nel 2017 ed altrettanti nel 2018, mentre ne basterebbero 4-5 per tagliare le imposte sulla prima casa nel 2016. Il piano è ambizioso, ma il governo conta di poterlo realizzare, nonostante abbia la necessità di recuperare, oltre ai soldi per tagliare le imposte, 16 miliardi nel 2016, 25 nel 2017 e altri 28,3 nel 2018, per evitare che altre ne aumentino, con lo scatto già previsto dell’Iva e il taglio delle detrazioni. Per il 2016, a fronte dei circa 20 miliardi complessivi che servono, il governo ipotizza per ora un taglio alla spesa pubblica di 10 miliardi e di far salire il deficit per altri 6-7 miliardi, sfruttando le clausole di flessibilità Ue. 
Conti in miglioramento
 Un aiuto importante alla manovra del 2016 potrebbe derivare anche da un andamento migliore del previsto dei conti di quest’anno. Il buon risultato dell’autoliquidazione fa sperare il ministero dell’Economia in questo senso. Chiudere con un deficit inferiore al 2,6% concordato con la Ue renderebbe senz’altro più facile la strada del 2016, anche nell’ottica della trattativa con Bruxelles. E il governo non esclude che, a conti fatti, la crescita dell’economia possa rivelarsi più solida. Il più 0,7% di quest’anno e il più 1,4% del 2016 potrebbero essere rivisti al rialzo con l’aggiornamento dei dati di metà settembre. 
 L’attuazione del piano di riduzione fiscale, in ogni caso, prevede anche per il 2017 ed il 2018 l’utilizzo delle clausole di flessibilità Ue. Con le regole aggiornate lo scorso gennaio la prosecuzione delle riforme strutturali, almeno finché l’economia italiana continuerà a correre al di sotto del suo potenziale (secondo la Ue fino al 2019), permetterebbe di guadagnare un margine di manovra aggiuntivo di almeno 8 miliardi di euro (lo 0,5% del prodotto interno lordo) sia nel 2017 che nel 2018. 


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