giovedì 23 luglio 2015

Nuova scossa nella Procura di Milano. Azioni disciplinari per Bruti e Robledo.


Corriere della Sera 23/07/15
Luigi Ferrarella
Il sogno cullato per 30 anni da legioni di politici, e cioè una Procura di Milano bombardata sino alla tabula rasa , si realizza paradossalmente per autodistruzione dei suoi vertici in conflitto, Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, ieri colpiti entrambi da azione disciplinare: il procuratore da quella avviata dal procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, e l’ex suo vice dal disciplinare promosso dall’altro titolare di questo potere, il ministro della Giustizia Andrea Orlando. 
 Bruti si vede contestare «stasi investigativa» nelle intercettazioni di Vito Gamberale trasmesse a Milano nel 2011 dalla Procura di Firenze; «violazione del principio di legalità» per non aver iscritto in alcun registro il fascicolo assegnato al capo del pool reati economici Francesco Greco, che poi lo mise al modello 45K degli «atti non costituenti notizie di reato»; e «negligenza inescusabile» per aver dimenticato il fascicolo nella propria cassaforte da dicembre 2011 a marzo 2012. L’iniziativa arriva dopo che due mesi fa nel penale il gip bresciano Elena Stefano, nell’archiviare l’ipotesi di omissione d’atti d’ufficio per mancanza in Bruti del dolo intenzionale, aveva però scritto che a Milano sarebbe esistita «una prassi anomala di distribuzione degli affari della Procura da parte del suo capo, il quale, non solo nella vicenda Sea-Gamberale, ma anche in altre e non isolate ipotesi, indulgeva ad assegnazioni inappropriate». Tema fra quelli sottoposti il 16 marzo 2013 al Csm (ma sinora lasciati senza chiarificazione da due consiliature del Csm) in un esposto di Robledo, pm che il 5 febbraio 2015 è stato dal Csm poi rimosso da Milano in via cautelare non per l’esito di uno dei punti di contrasto con Bruti, ma per la contestata inopportunità nel dicembre 2012 di alcune sue interlocuzioni con l’avvocato della Lega, Domenico Aiello, intercettato (senza essere indagato) da Reggio Calabria. 
 Il 25 ottobre 2011 i pm fiorentini Turco e Mion con uno stralcio a modello 45 avevano mandato per competenza a Milano una intercettazione nella quale il 14 luglio 2011 Gamberale (allora n.1 del fondo di investimenti F2i) e il suo manager Mauro Maia parevano prefigurare tentativi di farsi cucire addosso il bando del Comune di Milano per la vendita di una quota della società Sea degli aeroporti. Due anni dopo Robledo lamenterà che il fascicolo conclamava una turbativa d’asta, reato di competenza del suo pool: Bruti il 27 ottobre 2011 preferì invece assegnarlo a un altro suo vice, il capo del pool finanziario Greco, che l’indomani lo coassegnò al pm Fusco, che il 6 dicembre (dopo indiscrezioni di Reuters) segnalò però a Bruti l’opportunità di riassegnarlo al pool di Robledo per competenza sulle turbative d’asta. Mancavano però solo 10 giorni all’asta, che il 16 dicembre andò deserta, col risultato che il fondo di Gamberale si aggiudicò le azioni Sea offrendo 1 euro più della base d’asta di 385 milioni. Ma il fascicolo, annunciato da Bruti in arrivo a Robledo il 9 dicembre 2011, solo il 16 marzo 2012 fu da Bruti iscritto a registro 44 (notizie di reato a carico di ignoti) e consegnato a Robledo, dopo articoli di Espresso online e Corsera sul fascicolo “desaparecido”. 
 Robledo, senza più poter operare atti a sorpresa, coltiverà poi una differente accusa di turbativa d’asta, non più per le condizioni del bando (su cui i tecnici del Comune avrebbero stoppato interferenze) ma per una ipotizzata illecita intesa con un gruppo indiano: ma il gip Anna Zamagni disporrà il proscioglimento di Gamberale, confermato dalla Cassazione. «Questo esito esclude profili sostanziali - ritiene ieri sera Bruti -, mentre risponderò sui dati formali ora contestatimi». 
 Nel 2014, come reazione, Bruti aveva contestato a Robledo di aver pagato 1 milione a 3 custodi per far custodire nell’aprile 2009 non sul Fondo Unico Giustizia-Fug (appena creato) ma sulla banca Bcc di Carate Brianza i 90 milioni sequestrati a 4 banche estere per truffa sui derivati del Comune di Milano. Robledo replicò che i custodi Canevelli, Cremonesi e Gabrielli avevano contrattato con la banca cooperativa condizioni che - invece dei 2,2 milioni di interessi attesi in base alle serie storiche di Bankitalia — ne fruttarono 3,6: anche tolto il milione dei custodi, restava «un utile di 392.588 euro». A fine 2014 il pg della Cassazione archiviò addebiti disciplinari: i compensi ai custodi «presentano profili problematici e in parte discutibili », ma «non appaiono interpretazioni abnormi» di norme «di non agevole comprensione», pur se «non sfuggono (stante la somma) le implicazioni di natura economica connesse alla scelta» di una banca piuttosto che un’altra. E’ questo il profilo sul quale ora invece il ministro della Giustizia avvia l’azione disciplinare: se al momento del sequestro c’era ancora confusione sul Fug, a Robledo è contestato di non essersi comunque adeguato quando la specifica circolare sul Fug entrò a regime.

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