Corriere della Sera 21/07/15
Sergio Rizzo
Per la serie: «La legge è uguale per
tutti, ma alcuni sono più uguali». Oggi la Camera vota il decreto
che proroga di un anno il pensionamento dei magistrati ordinari che
non hanno ancora compiuto 72 anni. La misura si è resa necessaria
perché i ruoli della Cassazione (dove i magistrati sono il triplo
rispetto alla Francia) risulterebbero sguarniti: soprattutto per i
presidenti di sezione.
Questa proroga fa seguito alla precedente
proroga di un anno stabilita quando nel 2014 il governo Renzi aveva
deciso di riportare l’età della pensione dei giudici da 75 a 70
anni. La cosa provocò allora una sollevazione fra i magistrati, che
agitarono lo spettro delle aule giudiziarie deserte a causa dei
pensionamenti in massa senza rapidi rimpiazzi: considerando che per
fare un concorso, argomentarono, servono almeno quattro anni. Tanti
quanti ne erano necessari per una laurea in giurisprudenza.
Un’assurdità, ma nessuno sollevò il problema. E per quieto
vivere, a causa anche delle pressioni del Quirinale (c’era Giorgio
Napolitano) si concesse una proroga di un anno. I magistrati in
servizio sarebbero andati in pensione a 71 anni anziché a 70. Adesso
si scopre che il Csm, pur avendo avuto a disposizione un anno di
tempo per avviare le nomine alla Cassazione, ha iniziato le procedure
soltanto lo scorso primo luglio. Così ecco la necessità di una
nuova proroga: non più in pensione a 71, ma a 72 anni. Solo i
magistrati ordinari, però. Il che ha fatto infuriare i giudici
contabili e amministrativi. I quali, dopo le proteste iniziali, hanno
pensato bene di saltare anche loro sullo stesso treno.
In
commissione è passato quindi un emendamento che proroga di sei mesi
il trattenimento in servizio dei magistrati della Corte dei conti. E
ora ci sono fortissime pressioni per estendere la proroga ai
magistrati del Tar e del Consiglio di Stato. Magnifico esempio per un
Paese con un disperato bisogno di cambiamento: che ci arriva proprio
da coloro chiamati ad applicare le leggi.
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