Corriere della Sera del 27/07/15
Tito Boeri
presidente Inps
caro direttore,
vorrei innanzitutto
rassicurare i lettori del suo giornale. Ancora ieri, le hanno scritto
riguardo alle proposte di riforma di assistenza e previdenza che sono
state sottoposte dall’Inps all’esecutivo e di cui ho riassunto i
principi generali in occasione della presentazione del rapporto
annuale dell’istituto l’8 luglio scorso. L’intenzione non è
certo quella di penalizzare le persone che, lavorando più a lungo,
hanno versato più contributi. Al contrario, si vuole proprio
impedire che chi percepisce (o ha percepito) più a lungo la pensione
sia favorito rispetto a chi la percepisce (o l’ha percepita) per un
minor numero di anni. Le riduzioni dell’importo della pensione per
chi se l’è fatta liquidare più a lungo vengono comunemente
chiamate penalizzazioni, ma sono in realtà perequazioni stabilite in
base a criteri di equità attuariale. Impongono a chi vuole 20 fette
di una torta di non averle della stessa dimensione di chi ne chiede
10 o 15 di fette della stessa torta.
Ne approfitto anche per
rispondere a una delle critiche rivoltemi ieri sul suo giornale da
Alessandra Del Boca e Antonella Mundo (per le altre dovremo attendere
che i contenuti specifici delle nostre proposte possano essere
divulgati). In Italia solo 3 euro su 100 di spesa sociale vanno al 10
per cento più povero della popolazione.
Per contrastare la
povertà (aumentata di un terzo negli ultimi sette anni), noi
proponiamo che la spesa sociale venga riorientata per aiutare, come
in tutti gli altri paesi, prioritariamente i cittadini più poveri.
Vero che togliendo a chi, tra il 10 per cento più ricco della
popolazione, riceve trasferimenti sociali cospicui, per dare al 10
per cento più povero si può perdere gettito fiscale dato che
cittadini più ricchi pagano aliquote fiscali più alte e quelli più
poveri sono nella no-tax area. Ma se il gettito fiscale viene poi
utilizzato a favore dei cittadini più ricchi anziché di chi ne ha
maggiormente bisogno, meglio rinunciare a entrate fiscali e usare in
modo più efficace i soldi pubblici. I problemi del nostro paese sono
soprattutto in una cattiva distribuzione della spesa pubblica che
porta ad aumentare a dismisura il carico fiscale. Migliorando le
proprietà distributive della nostra spesa pubblica, spendendo meno
in vitalizi e trattamenti di favore a categorie privilegiate, si
potrà contribuire a ridurre quel carico fiscale eccessivo che oggi
pesa sui lavoratori, sui pensionati e sulle imprese.
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