Corriere della Sera 05/07/15
Marco Galluzzo
«Le critiche fanno sempre bene, sia
quelle esterne che quelle interne; a quelle del mio partito poi sono
affezionato. Certo ci sono alcune realtà dell’impresa e storici
imprenditori, che hanno un grande ruolo nel nostro sistema, che hanno
un po’ di mal di pancia ed hanno espresso delle critiche, ma è
tutto utile. Comunque il loro mal di pancia non mi fa venire il mal
di testa».
Matteo Renzi replica in modo soft, senza particolari
accenti polemici, alle critiche ricevute negli ultimi giorni. In
primo luogo a quelle provenienti da un imprenditore come Diego Della
Valle, amico del premier, ma anche convinto che l’esperienza
dell’esecutivo sia in qualche modo «arrivata un po’ alla fine»,
o comunque «finita nella pozzanghera della vecchia politica». Delle
Valle ha annunciato qualche giorno fa la presentazione, entro
settembre, di un progetto di stimolo al dibattito politico, «non un
partito», che si chiamerà «Noi Italiani».
Ieri il presidente
del Consiglio ha anche rassicurato per l’ennesima volta sul rischio
di un contagio finanziario a causa di un eventuale fallimento della
Grecia. Renzi è convinto che dopo il referendum di oggi, comunque
vada, si debba aprire una stagione politica, in Europa, «per
ripensare in modo radicale il modello di sviluppo che in questi anni
l’Unione Europea ha costruito con le sue regole di politica
fiscale, e per evitare che altri casi Grecia si ripetano». Un’agenda
di sviluppo, investimenti e crescita che accompagni il lavoro che il
suo esecutivo sta facendo in Italia.
Di sicuro, sul fronte
interno, «c’è ancora tantissimo lavoro da fare. Gli italiani
quando vedono un figlio con il contratto a tempo indeterminato a
tutele crescenti sono contenti, ma ci sono ancora troppe realtà sia
nella fascia di quelli sopra i 50 anni che nella fascia dei giovani
che non vanno bene. Ai complimenti di Berlino non siamo interessati,
bene che ci sia un buon rapporto con i nostri partner, che arrivino
segnali di apprezzamento, ma le buone notizie di questa settimana
vengono da Caserta, dove abbiamo salvato un’azienda con 495
dipendenti, o dalla Whirlpool, dall’Ilva o dalla Fincantieri di
Monfalcone per le quali ho firmato un decreto legge».
Un
intervento normativo che «mi è costato ovviamente, una sfida
impegnativa e una responsabilità per permettere da lunedì di
tornare a lavorare. L’Italia sta ripartendo, però c’è ancora
troppo da fare; non possiamo pensare che siccome ci sono i primi 120
mila posti di lavoro in più, dopo tanti anni di segno meno, possiamo
festeggiare. Qui si festeggia solo quando il lavoro è finito e qui
c’è ancora tanto da fare», ha aggiunto il capo del governo.
Che è intervenuto anche sul terrorismo: «Bisogna fare quello che
stiamo facendo, ma smettendola con le polemiche interne. La settimana
scorsa c’è stata un importante operazione che ha smantellato delle
cellule terroristiche in Italia, mi arriva la telefonata del
presidente Obama che ringrazia l’Italia per quello che sta facendo,
poi accendo i talk, guardo i giornali e cosa scopro? Che si fa
polemica anche su questo. Nel resto del mondo le forze politiche non
fanno polemica sulla sicurezza. Stiamo parlando degli interessi
dell’Italia» .
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