mercoledì 22 luglio 2015

Basta una debolezza e da quella trappola non si esce più.


Corriere della Sera 21/07/15
Giorgia Benusiglio 

Nella vita di chiunque c’è un momento nero. C’è un passaggio così stretto che sembra impossi-bile da attraversare. Nelle vite dei ragazzi giovani e giovanissimi quel momento arriva con molta facilità, a volte per motivi piccoli che solo tanti anni dopo, a guardarli, si capisce bene che in fin dei conti erano dei non-problemi. Però a 16 anni, a 20, è più difficile capirlo. E se mentre sei abbattuto, disperato, depres-so (fosse anche per un non-problema) arriva nelle tue giornate quel veleno che si chiama droga, il rischio di rimanere in trappola diventa enorme. Nel giro di una sola serata, di una sola pasticca, di una sola volta, ti puoi ritrovare in quello che banalmente viene definito spesso «tunnel» e non sapere più come uscirne. Oppure, se la sorte decide il peggio, puoi morire per quell’unica volta in cui hai pensato «ma sì, proviamo!». Forse è andata così per Gianluca, il ragazzo che si è buttato giù dalla finestra della Questura a Milano, magari è proprio questa la parabola discendente di Lamberto, morto in discote-ca a 16 anni. Io lo so fin trop-po bene che può capitare, perché è capitato a me: una mezza pastiglia di ecstasy, 15 anni fa, e ci ho rimesso il fegato. Respiro ancora perché morì in un incidente stradale una ragazza giovane come me, diventata la mia seconda possibilità. Oggi 32 anni e zero certezze ma due cose le so: vivrò il resto dei miei giorni in salita e se tornassi indietro butterei via quella mezza pastiglia

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