Corriere della Sera 21/07/15
Giorgia Benusiglio
Nella vita di chiunque c’è un
momento nero. C’è un passaggio così stretto che sembra
impossi-bile da attraversare. Nelle vite dei ragazzi giovani e
giovanissimi quel momento arriva con molta facilità, a volte per
motivi piccoli che solo tanti anni dopo, a guardarli, si capisce bene
che in fin dei conti erano dei non-problemi. Però a 16 anni, a 20, è
più difficile capirlo. E se mentre sei abbattuto, disperato,
depres-so (fosse anche per un non-problema) arriva nelle tue giornate
quel veleno che si chiama droga, il rischio di rimanere in trappola
diventa enorme. Nel giro di una sola serata, di una sola pasticca, di
una sola volta, ti puoi ritrovare in quello che banalmente viene
definito spesso «tunnel» e non sapere più come uscirne. Oppure, se
la sorte decide il peggio, puoi morire per quell’unica volta in cui
hai pensato «ma sì, proviamo!». Forse è andata così per
Gianluca, il ragazzo che si è buttato giù dalla finestra della
Questura a Milano, magari è proprio questa la parabola discendente
di Lamberto, morto in discote-ca a 16 anni. Io lo so fin trop-po bene
che può capitare, perché è capitato a me: una mezza pastiglia di
ecstasy, 15 anni fa, e ci ho rimesso il fegato. Respiro ancora perché
morì in un incidente stradale una ragazza giovane come me, diventata
la mia seconda possibilità. Oggi 32 anni e zero certezze ma due cose
le so: vivrò il resto dei miei giorni in salita e se tornassi
indietro butterei via quella mezza pastiglia
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