ROBERTO MANIA
La Repubblica 14 aprile 2015
Intervista al nuovo
presidente dell’Inps Ecco quali sono le proposte che saranno
presentate al governo Le scelte toccheranno al Parlamento ma
l’obiettivo principale è evitare interventi sui trattamenti già
definiti
Un reddito minimo garantito per gli
over 55 in condizioni di povertà, una maggiore flessibilità di
uscita dal lavoro per cambiare la legge Fornero, l’armonizzazione
delle regole previdenziali per tagliare quelli che sono soltanto
privilegi e per recuperare, all’interno del sistema, le risorse per
rendere più equo il nostro welfare state. Da Princeton dove è stato
invitato dall’Università (già da prima di aver accettato il suo
attuale ruolo) a tenere una conferenza sul nuovo contratto di lavoro
italiano a tutele crescenti, Tito Boeri, presidente dell’Inps,
anticipa le linee del pacchetto di proposte che l’istituto
presenterà al governo a giugno.
«Ma prima – dice – vogliamo
realizzare un’operazione socialmente importante».
Quale?
«Pagare dal prossimo mese di giugno
tutte le prestazione dell’Inps, dalle pensioni alle indennità di
accompagnamento, il primo di ogni mese e non più come adesso in date
differenti in relazione alla prestazione e al fondo di gestione.
Abbiamo chiesto alle banche di condividere la nostra proposta. Le
Poste hanno già accettato, entro mercoledì aspettiamo la risposta
degli istituti di credito. Deve essere un’operazione a costo zero:
lo Stato incasserà meno interessi sui ratei che ora paga il 10 o il
16 del mese, in cambio alle banche, che incasseranno prima, abbiamo
chiesto di abbassare i costi dei bonifici».
Qual è il vantaggio? Perché parla di
operazione socialmente importante?
«Perché con le regole attuali avremmo
avuto pensionati poveri, con problemi di liquidità, che avrebbero
ricevuto le pensioni dieci giorni più tardi, per effetto di un
recente provvedimento normativo. Inoltre, unificando le pensioni si
assicura migliore funzionalità del servizio, riduzione dei costi,
maggiore trasparenza, liquidità per fronteggiare spese tipicamente
concentrate a inizio mese. È il primo passo verso l’unificazione
delle pensioni. Perché – anomalia italiana – molti pensionati
ricevono pezzi di pensioni da fonti diverse. Per ogni due pensionati
ci sono tre pensioni erogate. Unificando i trattamenti
semplificheremo la vita di tutti e avremo dati più trasparenti».
Con l’operazione trasparenza, la
denuncia delle storture nel fondo piloti o degli ex dirigenti
industriali, avete provocato la reazione di quelle categorie. Perché
l’avete fatto? Proponete di intervenire sui cosiddetti diritti
acquisiti?
«Sono stato davvero stupito dalle
accuse che ci sono state rivolte e dalle dietrologie che sono state
fatte. Il nostro obiettivo è solo quello di aumentare la
trasparenza. È un’operazione che serve a dare credibilità
all’amministrazione pubblica, in particolare all’Inps. La
credibilità serve a rinsaldare la coesione sociale che è alla base
del patto tra generazioni. L’opinione pubblica è più informata,
il decisore pubblico starà più attento. C’è anche chi ci ha
criticato perché vogliamo permettere agli italiani di saperne di più
su quali saranno le loro pensioni future con l’operazione “la mia
pensione”. Ma che visione hanno questi signori dell’Inps? Una
macchina che occulta sistematicamente la verità ai cittadini? ».
Conferma che a giugno presenterete il
pacchetto di proposte dell’Inps per una riforma della previdenza?
Vi volete sostituire al governo?
«Anche su questo ho letto e sentito
critiche sorprendenti fino all’accusa di violare la regole della
democrazia…Penso che l’Inps, per il patrimonio di capitale umano
di cui dispone, possa fare sulla sicurezza sociale quello che finora
ha fatto la Banca d’Italia sul versante delle politiche economiche:
avanzare proposte per risolvere i problemi. Detto ciò le nostre
proposte si muoveranno lungo l’asse assistenza-previdenza. E non a
caso ho parlato prima di assistenza. È da qui che partiremo».
Con quale proposta?
«Oggi c’è un problema sociale molto
serio: quello delle persone nella fascia di età 55-65 anni che una
volta perso il lavoro si trovano progressivamente in condizioni di
povertà. Si calcola che non più di uno su dieci riesce a trovare
una nuova occupazione. Questo ha provocato un aumento della povertà
non essendoci alcun sussidio per gli under 65. Per queste persone è
ragionevole allora pensare di introdurre un reddito minimo
garantito».
Nella crisi si è assistito anche
all’aumento della disoccupazione giovanile e all’incremento
dell’occupazione over 55. Una maggiore flessibilità in uscita non
favorirebbe un ricambio generazionale?
«Per la prima volta è accaduto il
fenomeno che descrive lei: più disoccupazione giovanile, più
occupazione tra gli over 55. Si è prodotto un conflitto
generazionale che si può attenuare consentendo di lasciare il lavoro
prima dell’età della pensione di vecchiaia. Ovviamente con effetti
sull’assegno pensionistico: prima esci, meno prendi».
Ma il governo ha escluso nuovi
interventi sulle pensioni.
«Noi avanzeremo la nostra proposta
organica. Spetterà al governo decidere e al Parlamento valutare ».
Ci sarà anche l’idea di ricalcolare
le pensioni con il metodo contributivo? Da qui arriveranno le risorse
per il reddito minimo?
«Stiamo riflettendo e stiamo
elaborando simulazioni. Pensiamo che si debbano evitare il più
possibile interventi sulle pensioni in essere. Se dovessero esserci
esigenze finanziare, all’interno del sistema previdenziale,
potremmo anche prenderla in considerazione ma solo per le pensioni
alte, molto alte. Non per fare cassa ma per ragioni di equità».
Oltre quale soglia?
«Non posso rispondere, sono in corso
valutazioni e simulazioni. Sono temi molto sensibili e c’è già
chi gioca ad alimentare il terrore tra i pensionati attribuendomi
affermazioni mai fatte come presidente dell’Inps».
Cosa sta succedendo nel mercato del
lavoro italiano? Dai vostri dai risulterebbero solo 13 assunzioni in
più nel primo bimestre 2015. È così?
«No, non è così. Questo è un modo
distorto di leggere i dati al limite della malafede. È come leggere
un bilancio guardando solo alle entrate e non alle uscite. Noi
abbiamo comunicato le assunzioni, non le cessazioni nel mercato del
lavoro che speriamo di avere a maggio. Quel che sta accadendo è una
maggiore propensione a sottoscrivere contratti a tempo indeterminato
senza ridurre le relative retribuzioni. Quest’ultimo aspetto non
era affatto scontato".
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