Franco Gheza
Dice il presidente del consiglio Matteo
Renzi: col Jobs Act noi rottamiamo e superiamo un certo modello di
diritto del lavoro.
In Italia da molti anni era diventato
normale assumere con tutte le forme di contratto meno il contratto a
tempo indeterminato. La scommessa – aggiunge il ministro del lavoro
Giuliano Poletti – è rovesciare questo fatto, la normalità sia
l'assunzione a tempo indeterminato.
Per la prima volta c'è una generazione
che vede finalmente riconosciuto il proprio diritto ad avere tutele
maggiori – continua Renzi –, parole come mutuo, ferie,
buonuscita, diritti entrano nel vocabolario di una generazione fino
ad ora esclusa.
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 6
marzo 2015, il Decreto Legislativo attuativo del Jobs Act dà il via
al nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Questo
significa che la nuova normativa si applica a tutti i contratti
stipulati dal 7 marzo 2015 in poi, mentre per i rapporti di lavoro
già in essere resta valido il vecchio contratto.
Dallo scorso 7 marzo è ufficialmente
in vigore anche la Riforma degli ammortizzatori sociali. Storica
anche questa se si ricorda che già negli anni ’80 un ministro
“concreto” come Giovanni Marcora aveva cercato di trasformare la
Cassa integrazione in incentivi per l’impiego. Le novità
assomigliano molto al reddito di inserimento e sono la Naspi (la
nuova assicurazione sociale per l'impiego) modulata in base alla
storia contributiva del lavoratore, l'Asdi (l’assegno di
disoccupazione per chi non trova lavoro dopo la scadenza della
Naspi), la Dis-Coll (cioè il trattamento di disoccupazione per i
parasubordinati) oltre al Contratto di Ricollocazione.
L’ossessione del segretario della
Fiom Maurizio Landini per l’art. 18 non gli ha permesso di tenere
ben distinte le riforme giuridiche del lavoro dagli incentivi
introdotti dalla Legge di Stabilità 2015 per le nuove assunzioni con
contratto di lavoro a tempo indeterminato che decorrono dal 1°
gennaio di quest’anno. Si tratta dell'esonero totale dai contributi
previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo massimo di
36 mesi e un importo massimo pari a 8.060 euro annui.
Cara lavoratrice, caro lavoratore –
scrive la Cisl di Brescia in un volantino - se sei stata/o assunta/o
o stai per essere assunta/o con il nuovo contratto a tutele crescenti
introdotto dal Jobs Act, devi sapere innanzitutto che la sola
differenza rispetto al contratto a tempo indeterminato che sei
abituato a conoscere (o che forse non conosci perché sinora hai
avuto solo contratti precari, ma di cui almeno hai sentito parlare),
sta nella sanzione che viene imposta al datore di lavoro in caso di
licenziamento illegittimo.
E’ vero che vi è il rischio, per
come è scritto il decreto, che le mancanze disciplinari siano
trattate tutte allo stesso modo, senza riguardo alla loro reale
gravità. Ma devi sapere che i contratti collettivi nazionali di
lavoro contengono un codice disciplinare che regolamenta la
corrispondenza tra mancanze e sanzioni. La Cisl si sta già muovendo
perché nei contratti questo sia meglio strutturato.
Come sindacato Cisl ci siamo battuti
perché nel testo definitivo del decreto che regolamenta il nuovo
contratto a tutele crescenti fossero eliminati alcuni aspetti
pericolosi, come la possibilità di licenziare per scarso rendimento
o in caso di fatti insussistenti, che avrebbero dato strumenti
ingiusti al datore di lavoro. E ci siamo riusciti!
Buon lavoro dalla CISL
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