Corriere della Sera 18/04/15
Raffaella Polato
Aperto e subito chiuso. La trattiva più
veloce nella storia delle relazioni industriali. Si era capito in
fretta, l’altra sera, che l’asso calato da Sergio Marchionne sul
tavolo del rinnovo contrattuale Fca avrebbe cambiato – e accelerato
– tutto. Così è stato. Ieri mattina, quando gli uomini
dell’azienda e i rappresentanti dei metalmeccanici si sono visti
per riprendere i negoziati fermi da dicembre 2014, sono bastate poche
ore a tradurre in una firma il «sì» espresso a caldo dai segretari
nazionali. La formula tecnica è «verbale di condivisione», e non
esaurisce proprio ogni aspetto. Ma il 6 e il 13 maggio, date già
fissate per i nuovi incontri, le questioni saranno essenzialmente
tecniche. La nuova politica retributiva proposta dall’amministratore
delegato di Fiat Chrysler, quella che rafforza la partecipazione dei
lavoratori italiani agli utili e premia direttamente anche
l’efficienza delle fabbriche, è al momento applicabile solo ai 48
mila dipendenti dell’auto. È già prevista – lo ha anticipato
Marchionne – l’estensione anche alla componentistica di Fca. Per
i relativi addetti però, come per quelli di Cnh, si tratta di
costruire un sistema simile pur nella diversità delle organizzazioni
societarie e di business. Ed è a questo che serviranno gli incontri
messi in calendario a maggio.
Fin qui lo stato delle relazioni
industriali. Dopodiché, era prevedibile che «la nuova rivoluzione
di Marchionne» scavalcasse i confini di Fiat Chrysler. Ed era ancora
più prevedibile che a innalzare barricate fosse l’antagonismo
Fiom. Certo, è difficile anche per Maurizio Landini mettere in
discussione la consistenza dei bonus previsti (in media, nel
quadriennio 2015-2018, da un minimo di 7 mila a un massimo di
10.700). Per cui centra la mira su un altro bersaglio: Cisl, Uil,
Fismic, Ugl, secondo il segretario Fiom, «hanno inaugurato un
sistema di relazioni effettivamente rivoluzionario: l’azienda
decide unilateralmente, i sindacati compiacenti aderiscono alle
proposte con cui Marchionne disegna un futuro che cancella il
sindacato».
Il copione, già visto, non prosegue solo con la
replica delle altre sigle (Rocco Palombella, Uil: «Landini non si
arrende alla realtà. Il sindacato c’è e ci sarà, partecipa e
contratta: ruoli che ci critica non svolge da tempo»). Sul «modello
Fca» arriva la benedizione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti
(«È una buona modalità»), e mentre una Confindustria nuovamente
scavalcata replica ricordando di essere «da sempre a favore dei
premi di risultato, anzi, Marchionne è in sintonia con quanto da noi
proposto nel maggio 2014», va in scena anche l’ennesima puntata
del grande freddo con la Cgil. Susanna Camusso a Potenza fa un
accenno per nulla polemico alla vicina Melfi, nemmeno nomina il nuovo
contratto Fiat, semmai lanciato un appello «a ricostruire l’unità
dei lavoratori». Pensava a Landini?
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