Caro
Signor Presidente Sergio Mattarella,
siamo un
gruppo di lavoratori del Circolo Acli dell’Iveco di Brescia, alcuni
già in pensione ma costantemente impegnati in politica (DC e PD) e
nel sindacato (FLM e Fim Cisl).
Vogliamo
anzitutto rivolgerle un grande augurio di buon lavoro, ma anche una
sollecitazione sui temi della disoccupazione e della disuguaglianza.
Il
sociologo bresciano Guido Baglioni ha scritto nel suo ultimo libro
che nel secolo scorso la questione sociale coincideva con la
questione operaia. E noi lo sappiamo perché la cultura di classe ci
ha impegnato nella contrattazione e nelle lotte sindacali in fabbrica
per dare dignità al lavoro.
Oggi
invece – continua Baglioni – la questione sociale riguarda la
disoccupazione e l’economista Stefano Zamagni arriva a dire che la
globalizzazione potrebbe farci convivere a lungo con il 20% di
disoccupati. E, a volte, quale occupazione! “Undici ore di lavoro
per seicento euro al mese e senza contributi per la pensione è
schiavitù”, ha detto Papa Francesco nel quartiere napoletano di
Scampia. Un sistema economico che «scarta i giovani e li priva del
lavoro, della possibilità di portare il pane a casa, ruba la
dignità».
Ben
venga quindi la riforma del lavoro, il contratto a tutele crescenti e
la nuova rete di protezione per chi perde il posto di lavoro e
rischia di cadere nella più nera povertà.
Il
movimento trasversale “Alleanza contro la povertà” ha proposto
al sottosegretario Del Rio l’introduzione del “Reddito di
inclusione sociale”. Noi sosteniamo questo progetto, ma non può
reggere da solo di fronte ai privilegi e alle scandalose differenze
sociali.
Negli
anni ’70 Ermanno Gorrieri denunciava la giungla retributiva e i
sindacati riuscivano a contenere il divario tra il salario
dell’operaio e quello dei dirigenti. In seguito la situazione è
peggiorata e le disuguaglianze sono diventate scandalose. Il 10%
delle famiglie detiene il 47% della ricchezza nazionale. Sei milioni
di italiani sono in povertà assoluta.
Il
malessere diffuso pretende urgenti segnali di equità sociale. Non
solo all’interno delle imprese e della finanza, ma anche dell’alta
burocrazia statale. Senza dimenticare i dovere dei parlamentari di
non farsi ricordare per privilegi, vitalizi e reversibilità. Ben
vengano quindi le limitazioni poste dal governo Renzi agli stipendi
dei dirigenti pubblici e dei consiglieri regionali, ma c’è ancora
tanto da fare.
Siamo
contenti per il suo tempestivo annuncio di riduzione della sede
quirinalizia a favore di ambienti destinati alla promozione
dell’arte. Ma troppo alti sono ancora i costi complessivi del
Quirinale confrontati con i palazzi presidenziali degli altri Paesi
europei.
Il
Quirinale ha già comunicato che «sono state poste le premesse per
la conseguente realizzazione di ulteriori economie negli anni
successivi». Bene. Ora tocca a lei l’onere di premere
sull’acceleratore. Buon lavoro presidente.
Per
il Circolo Acli Iveco Brescia
Santo
Minessi, Aliberto Taglietti, Giovanni Landi
Gianluigi Parolini, Eugenia
Salvi, Renzo Mazzetti
Lorenzo Paletti, Francesco Gaia,
Giuseppe Frattini
Andrea Taglietti, G.Battista
Brivio, Franco Gheza
Mario Fappani, Riccardo Imberti
Brescia,
3 aprile 2015
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