Corriere della Sera 26/04/15
M. Antonietta Calabrò
«Caro Enrico, do you remember
Quagliariello? Era il ministro delle Riforme istituzionali del tuo
governo e guidava la Commissione dei 35 saggi?». Stefano Ceccanti
non si sottrae a un nuovo scambio di risposte con Enrico Letta, dopo
che venerdì l’ex premier aveva espresso dubbi «sull’opportunità
di approvare riforme a maggioranza risicata». E lo stesso fa Augusto
Barbera: «Il protagonismo del governo in materia di riforme
istituzionali, lo hai inventato proprio tu, Enrico, dopo il
fallimento del governo Monti, e l’insuccesso di formare un governo
a guida Bersani, lo ricordi? ».
A loro si aggiunge Francesco
Clementi. Ceccanti, Barbera e Clementi facevano parte proprio della
Commissione dei 35 saggi e via Twitter e blog hanno spiegato che non
riescono a capire perché Letta oggi si mette di traverso
sull’Italicum. Semmai, aggiunge Clementi, «Enrico dovrebbe
intestarsi la paternità del lavoro: non è un buon motivo
contestarlo, perché non si è riusciti a portarlo in porto». In
gioco l’agognata riforma del sistema elettorale, e cioè
l’approvazione definitiva dell’Italicum, gli equilibri
all’interno del Pd, la fiducia e, secondo quanto detto dal premier
Renzi, lo stesso governo.
Sempre Clementi dice: «Stimo Enrico
come uno che al di là del posizionamento politico è sempre attento
a mantenere un profilo riformista e giudicare la realtà delle cose,
ebbene l’Italicum costituisce quella che si può definire “una
precondizione di sistema”, e l’unica differenza con la proposta
della “sua” Commissione di saggi è che il premio di maggioranza
va alla lista e non anche alla coalizione». Barbera spiega perché
questo cambiamento non è per niente liberticida: «Nel 2013 abbiamo
trovato l’accordo sul governo del primo ministro, così come
avviene in Spagna, Inghilterra e Germania. Una riforma per far
funzionare il sistema modificando solo la legge elettorale.
L’Italicum migliora quell’accordo correggendo uno dei difetti più
gravi del maggioritario e cioè la formazione di coalizioni
eterogenee in grado di vincere, ma non di governare. Basta ricordare
i governi Berlusconi con Lega e An, e il nostro governo Prodi che
andava da Mastella a Turigliatto». Secondo i tre costituzionalisti,
Letta, inoltre «non disconosce il merito» della questione.
Ceccanti: «Letta firmò anche il referendum Guzzetta». Ma Letta
sostiene che è una questione di metodo: niente «aut aut». Risponde
Ceccanti: «L’eventuale voto di fiducia è perfettamente legittimo,
dal momento che il Regolamento della Camera permette il voto segreto
anche per questioni politiche che non coinvolgono scelte di
coscienza, a differenza del Senato. Ci sono vari precedenti su
questioni istituzionali. Lo adottò De Gasperi nel 1953, Andreotti
nel 1990 e prima di Andreotti De Mita, di fatto, nel 1988».
Nessun commento:
Posta un commento