martedì 4 giugno 2013

Il Paese dei RIFIUTI

Maria Cristina Finucci presenta il Garbage patch state alla Biennale di Venezia, il 28 maggio. (Stefano Rellandini, Reuters/Contrasto)

Il Great pacific garbage patch, la gigantesca isola di rifiuti plastici che fluttua in mezzo all’oceano, ha da qualche tempo occupato un suo posto nelle cronache dei giornali: gli ecologisti lo hanno inserito nel decalogo dei disastri ambientali più devastanti del pianeta (al settimo posto, secondo il sito Treehugger.com).
Quello che invece la maggior parte dell’opinione pubblica non sa è che l’immensa isola di plastica ha dichiarato l’indipendenza e ha assunto il nome di Garbage patch state. E si tratta per giunta di uno stato federale, perché di vortici di plastica ne esistono ben cinque, sparsi tra l’oceano Pacifico, l’Atlantico e l’Indiano, e tutti insieme hanno una superficie globale di quasi sedici milioni di chilometri quadrati. Cioè un milione di chilometri in meno dell’estensione della Russia, anche se la superfice delle isole è variabile sia a causa delle maree sia dei nuovi rifiuti che si aggiungono man mano, captati dai vortici e dalle correnti marine.....Il Garbage patch state viene comunemente chiamato anche “Away state”. Che vuol dire? Ce lo spiega Cristina Finucci: “Noi quando buttiamo qualcosa diciamo, in inglese, to throw away, gettare via. Già, ma dov’è questo ‘via’? Niente è veramente ‘via’ dal mondo, ed è per questo che è nato il Garbage patch state. Dovremmo ricordarci che ogni cosa di cui ci disfiamo finisce prima o poi da qualche parte”

(articolo completo su Internazionale

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