venerdì 21 giugno 2013

D’Alema e Rodota, i due “esterni” d’accordo su tutto

Le sedie vanno in fretta esaurendosi mentre la piccola stanza con le colonne e senza aria condizionata si va riempiendo. Ben prima che l’incontro organizzato da ItalianiEuropei e dal Circolo Pd Centro Storico abbia inizio, ci sono solo posti in piedi. Stefano Rodota’ e’ in anticipo e il primo applauso è per lui.
Il pubblico e’ vario per estrazione sociale e per età, ci sono anche giovani parlamentari come Marianna Madia o un maturo candidato segretario come Fabrizio Barca al quale viene consegnata (con una leggera ironia?) la tessera del Pd (lui sorride e la prende).
Quando in sala gia’ si scoppia per l’affollamento e per il caldo, arriva la risposta alla Adomanda che serpeggia: D’Alema sta uscendo da un’altra manifestazione al Capranichetta, non è lontano, tra cinque minuti arriverà.
Alle 19,19, mentre Rodota’ e’ ancora impegnato in una conversazione con Natalia Augias, che moderera’ il dibattito, un applauso annuncia che l’ospite atteso e’ arrivato. Si può iniziare.
Dopo dieci minuti introduttivi dell’implacabile segretaria del Circolo, Giulia Urso, il pubblico boccheggia per il caldo, ma non se ne va. D’Alema sfoglia l’ultimo numero di ItalianiEuropei, occasione dell’incontro, Natalia spiega che i colleghi si aspettano subito domande politiche, e le fa.
Da questo momento in poi la serata decolla. E tra i due “esterni” – come si definiscono, uno agli organi dirigenti del Pd, l’altro proprio dal partito – è sintonia piena.
Sulla valutazione del calo dei votanti (non è vero, spiega Rodota’, che esso ci rende simili agli altri paesi e quindi quasi quasi e’ meglio così. D’Alema e’ d’accordo, solo, precisa, il malessere è anche nell’altro campo, cioè a destra).
Sul fastidio per l’”ingegneria costituzionale”, più marcato nell’anziano professore, ma non estraneo nemmeno al D’Alema di oggi. Anzi, il tema e’ l’occasione, per l’ex presidente del consiglio, per lanciare la sua prima stoccata. “Mi ha colpito il dato dei risultati delle regionali del Lazio – spiega con calma – Al primo turno Zingaretti ha preso il 45,6 per cento! Lo stesso giorno delle politiche! Vuol dire che contano anche gli elementi di personalizzazione della politica. Non si risolvono problemi politici attraverso ingegnerie costituzionali, anche se queste hanno la loro importanza. Il centrosinistra ha ottenuto 342mila elettori in più alle regionali rispetto alle politiche. Penso che il fatto che alle regionali si voti con la preferenza ha fatto pesare di più gli elementi di personalizzazione. Tuttavia sono convinto che abbiamo perso 5 punti negli ultimi giorni della campagna elettorale”.
Poi, il semipresidenzialismo. Entrambi, Rodota e D’Alema, ritengono che non si possa ragionare in astratto, prescindendo dai candidati che nell’attuale situazione sarebbero nell’agone. Il professore ne pronuncia i nomi: Berlusconi e Grillo.
D’Alema annuisce e rincara la dose: “Quindi anni fa ero meno diffidente nei confronti del semi-presidenzialismo di quanto non sia oggi. Il fatto che non ci siamo arrivati lo considero un fatto provvidenziale, qualcuno lassù … ” (guarda in alto, il pubblico si scioglie in una risata e applaude). Poi, serio, spiega che la presidenza della repubblica in tutti questi anni ha mantenuto un equilibrio, e’ stata un’istituzione di garanzia, se la facciamo diventare partigiana, il distacco con i cittadini aumenterà ancora.
Quindi, Grillo. È qui l’intervento più atteso era sicuramente quello di Rodota’, che non ha deluso. Non è vero, ha spiegato il professore amato e poi dileggiato dal comico, che tutto il risultato e’ venuto dalle rete, perché Grillo ha fatto moltissimi comizi, ha usato cioe’ il più classico dei modi per la raccolta del consenso.
La rete, come nel caso di Seattle del 1999, è servita a riempire le piazze.
“Agire la politica ha già modificato il M5S – dice D’Alema – La politica non può essere la registrazione degli umori, perché così non produce alcun cambiamento”. È a questo punto l’ex dirigente comunista si lancia in una appassionata spiegazione del ruolo pedagogico dei partiti e della necessità di formare il consenso attraverso un impegno che richiede tempo e responsabilità dei gruppi dirigenti.
“Perché allora avete distrutto il partito comunista tu e Occhetto?” D’alema deve essere proprio di buon umore, perche’ senza inarcare il sopracciglio neanche un po’ risponde mentre dal pubblico e’ gia’ partito un timidissimo tentativo di applauso: “Il partito comunista e’ stato distrutto dalla storia, non avremmo avuto le spalle per abbattere il muro di Berlino”.
Il caldo non scoraggia ancora il dibattito. Augias provoca sui partiti e sulla personalizzazione.
D’Alema: siamo figli della nostra storia e non possiamo diventare un partito personale, neanche se volessimo. Anche se devo riconoscere che occorrono leadership forti, mentre nel centrosinistra tutti si sono sempre esercitati nell’indebolire le leadership (accenno di autocritica?)
I partiti dai quali veniamo – spiega ancora l’ex presidente del consiglio, avevano leadership fortissime, entrare nella stanza del segretario del partito comportava una certa emozione. E racconta che a 21 anni era diventato consigliere comunale di Pisa, la citta’ dove conviveva con una ragazza. Il segretario del partito gli disse che doveva sposarsi perche’ ormai era un personaggio pubblico e in una piccola citta’ non si poteva dare scandalo. È lui si sposò.
” Mi sono sposato 53 anni fa per effetto di pura autodeterminazione!” Gli ha replicato poco dopo Rodota’.
Infine, il grande tema: come ricostruire una prospettiva di centrosinistra vincente e, dentro questo, le regole del congresso. “Sono contrario a cambiare le regole del congresso prima – scandisce D’Alema – Vorrei discuterne li’. La coincidenza che fa del partito lo strumento del premier nasce da una cultura politica rispettabile ma che non si è rivelata adeguata al governo del paese. Credo dobbiamo decidere che abbiamo bisogno di un segretario del partito che faccia il segretario del partito.
Io sono per le primarie e per valorizzarle la dove c’è’ una carica monocratica, ma convocare il popolo per scegliere il segretario regionale e’ assurdo. Non ha senso.
Ci saranno dei diritti speciali per quelli che ai partiti si iscrivono? Perché gli iscritti non possono servire soltanto a montare i gazebo”.
“C’è’ un problema di costruzione dell’identità – interviene Rodota’, che si dice contento di trovarsi un una sede di partito a parlare di partiti – Nella società ci sono fermenti vivi, che vanno capiti e raccolti. Non liquiderei tutto con “finiamola col movimentiamo”. I partiti devono costruirsi l’agenzia sennò gliela costruisce qualcun altro”.
Il caldo non perdona, un po’ di gente se n’è andata, la segretaria del circolo chiede se sia il caso di chiudere o di accettare tre domande dal pubblico. La scelta cade sulla prima ipotesi.

Da Europa del 21/06/2013

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