venerdì 21 giugno 2013

I CINQUE STELLE DISSIDENTI PRETENDONO LE SCUSE DAI DURI E PURI

Assemblea spontanea alla camera dei critici che ieri hanno colto la prima vittoria politica dopo aver costretto Grillo a chiamare alcuni di loro per placare gli animi

  
Una riunione improvvisata e dai toni a tratti concitati. All’indomani dell’espulsione di Adele Gambaro dal M5S, i dissidenti del Movimento si sono visti per un confronto in transatlantico a Montecitorio, subito dopo i lavori dell’aula. Presenti Tommaso Currò, Paola Pinna, Tancredi Turco, Adriano Zaccagnini, Cristian Iannuzzi e il senatore Roberto Cotti. Poco dopo si uniscono Walter Rizzetto, Aris Prodani e Mara Mucci. Al centro del confronto, le chiamate inattese che ieri hanno ricevuto Currò e Pinna, quest’ultima ad un passo dall’espulsione.
A quanto si apprende, i malpancisti del Movimento hanno riflettuto sulla tregua sancita ieri, con il giro di telefonate di Grillo finalizzate a placare gli animi dei dissidenti. Ma alcuni, nel corso del confronto in transatlantico, hanno alzato la voce, indispettiti dai toni del «talebani» del Movimento, accusati di essere «più realisti del Re».
Al termine della riunione Tancredi Turco, intercettato dai cronisti, si è detto «contento delle telefonate di Grillo». Ora, sostiene, la strada non puo’ essere che in discesa: «Credo fermamente che ora ci sarà una fase costruttiva. Sono contento di questo stop alle espulsioni». Anche Currò appare rasserenato. «Non mi aspettavo assolutamente la chiamata di Beppe – racconta – ero in Commissione e non ho risposto al telefono che squillava, per giunta non avevo il suo numero. Poi ho visto il messaggino e sono trasalito. Ora sono contento e rasserenato. Si apre una fase nuova, più comprensiva, dove ognuno fa un passo verso l’altro. C’è un avvicinamento reciproco e questo ci consentirà di lavorare al meglio sulla materia legislativa».
«Bene se si vuole fare un passo indietro, ma sono necessarie le scuse di chi ha gettato fango e ha insultato, anche se non direttamente, altri colleghi parlamentari. Se ci deve essere una tregua e un nuovo cammino, deve essere uguale per tutti e che ognuno si assuma le proprie responsabilità». Lo ha detto Adriano Zaccagnini conversando con i cronisti in Transatlantico.
Secondo Zaccagnini «è grave che io ho rispettato i patti non dichiarando per 10 giorni, se non su temi politici, mentre i “talebani“ hanno chiesto di scuotere l’albero e far cadere le mele marce, di rispettare le regole, ma le loro, di liberarsi degli elementi tossici. Senza che questa linea – aggiunge – fosse mai stata concordata in assemblea».

Da La Repubblica del 20/06//2013

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