venerdì 21 giugno 2013

Il Corriere con le Tod’s




Il Corriere con le Tod's


 

Dai braccialetti colorati al mito dell'Avvocato. Il rottamatore Diego Della Valle può mettere le mani sul Corriere della Sera, un sogno coltivato a lungo che ha a che fare anche con la psicanalisi. Scontro finale con Fiat: per la direzione si fanno i nomi di Calabresi, Anselmi o Cazzullo. Il suo orologio sul polsino sono quei braccialetti colorati easy chic che indossa con la disinvoltura di chi sa che basta la parola Tod’s. Ora che potrebbe mettere definitivamente le mani sul Corriere della Sera, Diego Della Valle è vicino a coronare un sogno coltivato a lungo, anche troppo per un personaggio istintivo, ambizioso e imprevedibile come lui. Già ai tempi della scalata di «quel ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba» (Stefano Ricucci) la reazione stizzita dell’imprenditore marchigiano la diceva lunga sulle ambizioni di un uomo che, in fondo, nutriva le stesse ambizioni e che per molto tempo è stato considerato il simbolo della rivolta della provincia e del contado contro l’establishment e la città. «Lo Scarparo», appunto, come lo definì Cesare Romiti ancora prima di Dagospia. In realtà la storia di Della Valle è tutta interna alla grande mutazione del nostro capitalismo, dalle grandi aziende di stato e di famiglia (Agnelli, Pirelli, eccetera) all’eccellenza di medie aziende del made in Italy che esportano in tutto il mondo e che la crisi ha reso ancora più ricche. Oggi Della Valle controlla marchi come Hogan e Fay, oltre a essere il primo azionista dei grandi magazzini americani Saks Fifth Avenue, e avere quote importanti in Piaggio, Ntv, nel fondo Charme di Luca di Montezemolo. Come ha scritto Marco Ferrante, «la storia di Della Valle è fatta di brand e di nomi, ma anche di storie ripescate, la Fiorentina, l’Acqua di Parma, perfino le barche, da Candida a Marlin». In fondo anche il Corriere è un brand ancora forte in termini di immaginario ma che ha bisogno di essere ravvivato e rilanciato. Anzi, il paradosso è che Mister Tod’s arriverebbe a regalarsi il gioiello più desiderato di una lunga collezione in un momento di crisi profonda del prodotto, finanziaria e di identità. In via Solferino tutti sanno che è finita un’epoca. La multiproprietà, il patto di sindacato e il salotto buono sono figli di una stagione che appartiene al passato. Ora le strade possibili sono solo due, anzi tre: o prevale il disegno di Fiat di accorpare in un unico gruppo editoriale Corriere e Stampa (con Mario Calabresi direttore) oppure s’impone il progetto di Della Valle, abbastanza liquido per poter arrivare a controllare il 22 per cento di Rcs, e poi cambiare amministratore delegato e direttore. Ieri Vittorio Feltri ha fatto il nome di Giulio Anselmi, che coronerebbe una carriera al timone di praticamente tutti i principali giornali italiani. La terza ipotesi è che la mediazione di Giovanni Bazoli e di Banca Intesa convinca i duellanti della necessità di un armistizio, una sorta di “governo di larghe intese” che garantisca gli investimenti in un momento di passaggio molto delicato. In questo caso, oltre alla conferma di De Bortoli, il nome che gira è quello di Aldo Cazzullo, un interno, giovane, gradito a Intesa ma apprezzato anche da Fiat e Della Valle. In realtà il nome dell’eventuale nuovo direttore del Corriere conta relativamente poco rispetto al passaggio d’epoca sancito dalla fine del salotto buono e dall’arrivo dello “Scarparo”. Nel libro intervista scritto con Massimo Mucchetti, Cesare Geronzi racconta del disegno di Montezemolo e Della Valle per portare alla direzione del Corriere Carlo Rossella. Un blitz stoppato dall’asse Geronzi-Bazoli che impose il ritorno di De Bortoli al posto di Paolo Mieli. Gli «arzilli vecchietti» come li definirà Mister Tod’s qualche anno dopo. In questi anni l’imprenditore marchigiano non ha risparmiato fendenti anche a personaggi del calibro di Silvio Berlusconi, Sergio Marchionne, Yaki Elkann. Ha vinto e ha perso, ma si è costruito il profilo di un imprenditore ingombrante, anche politicamente, coraggioso, poco diplomatico e non sempre calcolatore. E con un grande fiuto per gli affari. Un rottamatore della finanza che potrebbe presto incrociare la strada di un altro rottamatore, quel Matteo Renzi a fianco del quale assiste alle partite della Fiorentina e con cui ha coltivato a lungo il progetto della cittadella sportiva e del nuovo stadio, sul modello Juventus, che ora sembra tramontato. Già, il modello Juventus. Pochi ricordano che il mito delle Tod’s nacque dopo che Montezemolo regalò un paio di mocassini a Gianni Agnelli. «Questo innescò la moda. – racconta sempre Ferrante  – Un anno, verso la fine dell’estate, in una specie di controra degli ordini, Tod’s si ritrovò sommersa dalle richieste. Così nacque il mito delle scarpe con i gommini e il gruppo Tod’s». L’ostilità di Della Valle per la Fiat di oggi andrebbe studiata anche sfogliando un buon manuale di psicanalisi. Perché forse il vero mito più o meno consapevole di un testimonial dei propri prodotti come Della Valle è proprio l’Avvocato, un trend setter naturale, il primo imprenditore italiano capace di raccontare se stesso con un immaginario simbolico e uno stile di vita. Una costellazione di cui da trent’anni a oggi fa parte anche il Corriere della Sera, l’ultima preda di Mr Tod’s. In fondo se si sfida l’ironia andando in televisione con i braccialetti modello MyColors è solo perché qualcuno, prima di te, aveva deciso di mettere l’orologio sopra il polsino.


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