mercoledì 19 giugno 2013

Il parlamento approva la convenzione di Istanbul sulla violenza di genere


Dassù: “La violenza è strutturale, con questa task force vogliamo accelerare”
LAURA PREITE
Via libero definitivo da parte dal Senato della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Il voto di palazzo Madama è arrivato dopo un giorno di discussione. Tutti d’accordo i gruppi sulla ratifica, un solo astenuto, con qualche polemica tra presidente di turno dell’Aula, Linda Lanzillotta e il M5s che aveva chiesto la votazione elettronica fuori tempo massimo sulle mozioni che hanno accompagnato il voto della convenzione, entrambe accolte dal governo, e che lo impegnano all’applicazione del testo. 

Il voto di palazzo Madama segue quello di Montecitorio del 28 maggio. La convenzione è ora ratificata dall’Italia anche se per produrre effetti deve essere ratificata da almeno altri 5 stati. La viceministra degli Esteri Marta Dassù, ha ribadito in aula che l’Italia è impegnata sul fronte internazionale perché ciò avvenga al più presto: «Come ministero degli Esteri è di mia competenza insistere sul nostro impegno a fare in modo che la convenzione di Istanbul non rimanga sulla carta (è un rischio) ma entri molto rapidamente in esecuzione. Stiamo già facendo tutte le pressioni possibilisia in sedi bilaterali che multilaterali». Dassù aggiunge che altri quattro paesi del Consiglio europeo «si sono impegnati» a ratificare la convenzione entro fine anno, sono la Finlandia, i PaesiBassi, la Serbia e l’Austria. Farebbero salire a 9 il numero dei Paesi, ma ce ne sono altri 8, tra cui Francia e Germania che l’hanno già firmata: «il Governo – aggiunge la viceministra - spingerà perché almeno uno di questi 8 Paesi la ratifichi al più presto, in modo che la convezione possa entrare in vigore. Il fatto che la ratifichiamo noi potrebbe avere un effetto di trascinamento,siamo il primo grande Paese dell’Unione europea a ratificarla». 

IL CONTENUTO DELLA CONVENZIONE  
La convenzione stabilisce chiaramente che la violenza contro le donne, fisica e psicologica 
èviolazione dei diritti umani ed offre un quadro organico di interventi che vanno dall’istituzione di una rete di case rifugio per l’accoglienza delle vittime, a servizi sanitari dedicati, all’adeguata protezione e risarcimento giudiziario della vittima di violenza. Ci sono poi norme specifiche per le donne migranti e azioni per combattere stereotipi e pregiudizi. Ma tutto ciò dovrà essere tradotto in ulteriori norme, perché per accelerare l’iter,il parlamento ha scelto la soluzione della ratifica “secca”. Dovranno quindi seguire (e su questo governo e Parlamento sono già al lavoro), i provvedimenti applicativi e in particolare il reperimento delle risorse necessarie, in primis per il finanziamento delle case rifugio dove le donne in fuga dalla violenza (e spesso con bambini piccoli a carico) possano nascondersi senza pericolo di vendette o ulteriori violenze.  

Emma Fattorini, relatrice Pd e prima firmataria di una delle due mozioni, ha chiesto che la task force interministeriale che ha iniziato i suoi lavori questa settimana, sia una «struttura leggera ma fattiva», che le risorse possano essere «poche ma certe». Anche il Parlamento è al lavoro: laCamera con un’indagine conoscitiva in commissione Giustizia che si concluderà a settembre e il Senato,sempre in commissione Giustizia, diversi ddlattendono la calendarizzazione e si concentrano in particolare sull’introduzione dell’aggravante di genere per i femminicidi (l’uccisione delle donne in quanto tali). 

LE RISORSE  
Oggi il governo, sempre per voce della viceministra 
Dassù ha rassicurato: i fondi si troveranno, la clausola di neutralità finanziaria, chiesta dalle commissioni bilancio di Camera e Senato, non influirà sugli interventi legislativi futuri: «Il problema dei fondi c’è ma non impedisce la successiva ricerca e reperimento». E conclude Dassù: «L’azione sulla violenza contro le donne non può essere emergenziale, come è stato fatto fino ad oggi, ma strutturale. La nascita della task force è un segnale importante della rapidità con cui ci vogliamo muovere».  

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