sabato 22 giugno 2013

UNA BELLA SFIDA



Riccardo Imberti

Ieri Emilio Del Bono ha chiuso l'operazione giunta. Aveva detto in campagna elettorale che nel giro di una settimana l'avrebbe fatto, ed è stato conseguente. Buon avvio, ha evitato di applicare il manuale cencelli (sopportando qualche mal di pancia naturale), ha dato vita a una buona squadra con competenze adeguate: ingredienti che promettono buone cose.
Se qualcuno mi chiedesse quale immagine mi è rimasta della campagna elettorale non avrei alcun dubbio nel rispondere che la cosa più emozionante è vedere il venerdì della chiusura della campagna elettorale alla Pallata, a fianco a Del Bono, Cesare Trebeschi e Umberto Ambrosoli. Due persone per bene "esempi di vita civile con la schiena dritta e alta moralità", che nel passato e nel presente restano due punti di riferimento per chi crede alla politica come servizio, la scelta migliore.
Ora si tratterà di mettere in calendario le cose da fare, che sono tante e tutte impegnative: dal tema dell'ambiente a partire dalla questione pcb, al tema del lavoro e delle attività commerciali, alla questione della vivibilità della città che comporta coesione sociale, servizi alla persona, ma anche, capacità di valorizzare tutte le esperienze culturali e sociali presenti sul territorio. Se Del Bono saprà guidare con autorevolezza la politica amministrativa, rispondendo ai cittadini delle scelte fatte dall'amministrazione, Brescia saprà far riscoprire ai tanti cittadini vecchi e nuovi, la sua più bella politica amministrativa pur in tempo di crisi.
Un tempo il nostro che, dopo la delusione della non vittoria alle elezioni politiche, la brutta figura fatta dal PD con la mancata elezione di Romano Prodi (sono ancora in attesa di conoscere i nomi dei mandanti e dei 101 esecutori) e la sconfitta di Ambrosoli in Lombardia nonostante la sua bella e coraggiosa esperienza di civismo, ha riservato al partito democratico qualche bella soddisfazione nonostante il dato preoccupante dell'astensionismo. Soddisfazione che mi auguro sia replicata con le elezioni amministrative siciliane. 
La maggioranza anomala nata dalla non vittoria del Pd pare già in sofferenza, nonostante la serietà e l'impegno del Presidente Letta, sia per i problemi gravi che vive il Paese ma soprattutto, per l'affacciarsi imminente delle sentenze che incombono sull'alleato Berlusconi.
Tutto è difficile e complicato e non si può stare fermi; è urgente  mettere mano al partito a Brescia come a Roma. Un partito che è l'unico ad avere un insediamento capillare sul territorio ma che, come è capitato alle politiche di febbraio, non riesce da tempo ad uscire dal recinto del suo elettorato tradizionale, che anzi, lo vede via via sempre più assottigliandosi.
Il modello tradizionale di Bersani di partito organizzato, fatto di quadri e di forte presenza sul territorio si è dimostrato inadeguato. E' mancata una leadership forte capace di intercettare il voto dei delusi e anche il quadro dirigente a tutti i livelli non ha saputo imprimere una proposta di cambiamento convincente ad un paese allo stremo sotto tutti i punti di vista.
Il congresso rappresenta un occasione importante per rimettere il Partito Democratico sulla lunghezza d'onda del Paese. I segnali di questi giorni non sono incoraggianti: ancora ci si sta attardando nella discussione tra partito aperto e partito degli iscritti, tra premiership e segreteria. Di fronte alla crisi del sistema partito del tutto evidente, si ha l'impressione (spero sia solo un'impressione) che taluni stiano aggrappandosi all'esistente in attesa che passi la nottata.
Bisogna avere il coraggio di ripartire dall'idea iniziale, quella fondativa di Veltroni, partito aperto, leggero, e libero dai condizionamenti pesanti delle tradizioni, pure importanti, che hanno dato vita al PD. Bisogna recuperare tutte quelle forze e quelle disponibilità che si sono allontanate da noi in questi anni perchè l'accordo tra ex ds e ex margherita hanno chiuso ogni spazio di protagonismo, alle tante persone che con generosità, hanno dato la loro disponibilità per contribuire a un cambiamento effettivo e sempre più necessario della politica e del Paese.
Solo in questo modo è possibile rilanciare l'idea di un riformismo concreto, capace di cogliere i cambiamenti profondi in atto nella società, sciogliere i legami con le tante corporazioni che vivono di eterni e insopportabili privilegi e dare una speranza ai tanti giovani che soffrono della loro condizione di inaccettabile precarietà.


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