martedì 25 giugno 2013

Ballottaggi in Sicilia: Ragusa e Messina clamorosi autogol del Pd


 

Le elezioni amministrative nell'isola restituiscono un quadro politico frammentato. Il centrosinistra vince solo dove prova a rinnovarsi, come a Siracusa. Il successo di Federico Piccitto nel capoluogo ibleo ha poco a che vedere con il presidio di Beppe Grillo in città
Se il Pdl perde, il centrosinistra non sfonda. La Sicilia ferma l’onda favorevole, che era sembrata montare anche dopo il successo al primo turno di Enzo Bianco a Catania. Nell’isola è ancora il disorientamento a dominare il quadro politico, come dimostrano l’alto tasso di astensione ai ballottaggi di ieri e domenica (ha votato solo il 46,2 per cento degli aventi diritto) e la difficoltà a indicare un vincitore chiaro della tornata elettorale. Difficile per Grillo intestarsi il successo di Federico Piccitto a Ragusa, per motivi che vedremo. Impossibile per chiunque saltare sul carro del vincitore a Messina, con il pacifista anti-ponte Renato Accorinti. L’unica indicazione politicamente spendibile è quella ottenuta dal Pd a Siracusa, con Giancarlo Garozzo che riporta il centrosinistra sulla poltrona di primo cittadino, come non si vedeva ormai dal 1999.
Ma anche in quel caso, a vincere è un Pd che già si allontana dagli equilibri interni in vigore finora e che guarda esplicitamente a Matteo Renzi. Il quale, peraltro, incassa un en plein per i candidati isolani a lui vicini: oltre al nuovo sindaco aretuseo, anche quelli di Comiso, Filippo Spataro, e di Aci Sant’Antonio, Santo Caruso. Ben tre sui cinque del centrosinistra eletti ieri (vanno aggiunti Biancavilla e Scordia), mentre il centrodestra si ferma a quota quattro (Palma di Montechiaro, Adrano, Giarre e Mascalucia), tre sono espressione di liste civiche (oltre a Messina, Belpasso e Rosolini), due dell’Udc (Piazza Armerina e Modica) e uno del Megafono del governatore Crocetta (Partinico).
Chiude l’elenco Ragusa. Come detto, parlare di vittoria “politica” del M5S qui è difficile. La lista è precipitata dai 16.586 voti per la camera dei deputati a febbraio ai 3.411 del primo turno (4.732 per il candidato sindaco); in vista del ballottaggio, la linea del “no alle alleanze” fin qui professata da Grillo è stata clamorosamente smentita da un accordo (ma senza apparentamento) con Sel, Idv e una lista civica; lo stesso sindaco Piccitto, poi, si attesta su una linea “moderata” interna al Movimento, che lo ha portato – ad esempio – a non disdegnare in campagna elettorale le presenze televisive, che in altri contesti hanno portato perfino all’espulsione di parlamentari. Il presidio di Grillo in città la settimana scorsa, insomma, c’entra poco con la vittoria.
A Ragusa come a Messina, la sconfitta del centrosinistra è arrivata dopo clamorosi autogol, con conseguenti divisioni interne. Nel capoluogo ibleo, è stata un’ambigua alleanza con i protagonisti della giunta di centrodestra uscente (il candidato Cosentini ne era il vicesindaco, ex cuffariano) a segnare il fallimento della coalizione (appena il 29,3 per cento ottenuto ieri). Sullo Stretto, invece, Felice Calabrò – vincitore delle primarie – è apparso troppo legato alla catena di comando locale guidata dal deputato dem Francantonio Genovese, 20mila preferenze alle parlamentarie di dicembre e controllo più o meno diretto di numerose agenzie di formazione professionale finanziate dalla regione.

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