Domani il leader dem chiuderà la Festa dell'Unità. Al centro del
suo intervento (e di un opuscolo che sarà distribuito), la volontà di
dimostrare che il partito ha una classe dirigente plurale, rispondendo
alle accuse che sono arrivate nei giorni scorsi
Il Pd è un partito personalistico? Non c’è
un gruppo dirigente, ma solo «persone che sono fiduciarie del presidente
del consiglio»? Ecco che Matteo Renzi è pronto a dimostrare il
contrario. Lo farà domani pomeriggio dal palco della Festa dell’Unità di
Bologna, dopo un incontro con alcuni dei principali nuovi leader della sinistra europea. Alcune indiscrezioni, poi smentite, lasciavano presupporre perfino la nomina coram populo della nuova segreteria. Un passaggio che, invece, probabilmente dovrà attendere ancora.
Quel che è certo, intanto, è che Renzi ha voluto mettere nero su
bianco non solo l’esistenza, ma anche la pluralità e la diversità al suo
interno del gruppo dirigente del Pd. Lo ha fatto con un libretto che
sarà distribuito domani alla festa e che si intitola 40,8% Lo scatto.
In copertina, la foto divenuta celebre che ritrae al Nazareno tanti
esponenti dem, di maggioranza e di minoranza, la sera del 25 maggio,
dopo le elezioni europee. “Lo scatto” è quella foto, ma è anche lo
scatto in avanti di un partito che in un anno cresce di oltre il 15 per
cento, ridimensionando non solo la destra, ma anche il M5S. È, infine,
lo scatto di un nuovo gruppo dirigente, che prende il posto di quello
precedente.
Questo è il senso che Renzi ha voluto dare in questo libro, che
raccoglie le testimonianze di tutti i protagonisti di quella foto, il
loro ricordo di quella sera. Di tutti più uno: lui. Già, perché Renzi in
quella foto non c’era. E nel libretto è Lorenzo Guerini a svelare il
retroscena di cosa accadde: «Ad un certo punto della notte Matteo ci
dice: “Chiamate tutti e andate su”. [...] “Tu non vieni?”, a chi gli sta
accanto viene spontaneo. Quello era il momento. Il risultato era
acquisito. 40.8. Avevamo vinto. Oltre ogni aspettativa. Su c’erano i
giornalisti e le telecamere che aspettavano. E certamente aspettavano il
segretario e le sue parole. “No. Chiamate tutti e andate”. Il tono non
ammette repliche».
E in quella, foto, come nel libretto, ci sono tutti: renziani,
bersaniani, turchi, dalemiani, franceschiniani, lettiani e via di
corrente in corrente. Ci sono Luca Lotti e Nico Stumpo che escono dalla
stessa stanza (lo stesso Stumpo al quale Renzi nel pomeriggio aveva
mandato un sms per chiedergli: «Come la vedi Nico?»). Ci sono i
capigruppo Luigi Zanda e Roberto Speranza. Ci sono ministri,
parlamentari, dirigenti. Tutti (o quasi) della nuova generazione.
«Sbaglia di grosso – scrive Renzi nel suo intervento sul libro - chi
continua a descriverci come uomini soli al comando: e lo
dimostra proprio la foto delle europee. Donne e uomini insieme, una
squadra al Nazareno come nel più piccolo dei comuni dove è stato
costruito, con fatica e pazienza, questo successo. Da cui partiamo, nel
quale non ci siamo crogiolati neanche un istante e che sta lì, non alle
spalle, come un bel ricordo, ma davanti a noi, come un orizzonte comune,
come una sfida, come una opportunità».
E se questa è la conclusione, viene proprio il sospetto che quello
che è successo nei giorni scorsi qui alla Festa, con gli attacchi di
Bersani e D’Alema, fosse davvero funzionale allo scopo di Renzi. Al
voler dimostrare che il Pd un gruppo dirigente ce l’ha, solo che non è
più quello di un tempo.
Sul piano del governo, poi, è il ministro dell’economia a replicare
all’ex premier: «Se ho ben capito – ha detto Pier Carlo Padoan a margine
del dibattito alla Festa – il presidente D’Alema ha detto che i
risultati ancora non si vedono. Concordo, si vedranno presto».
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