Corriere della Sera 08/09/14
M.Gu.
La commozione di Pier Luigi Bersani
placa le inquiete acque del Pd e apre la via alla gestione unitaria.
Quando il leader comincia a parlare l’ex segretario è lì, camicia
bianca e giacca blu, a conferma che la «ditta» viene prima di
tutto. Proprio a lui, che da giorni spedisce consigli non richiesti
all’indirizzo di Palazzo Chigi, Renzi dedica «un ringraziamento
doppio» e una battuta affettuosa: «A gennaio ci ha fatto prendere
un bel coccolone... Ma poi è tornato grintoso, anche troppo! Il Pd è
un partito plurale. Si litiga, ma poi si cammina insieme». Bersani
alza gli occhi al cielo e si vede che è commosso, anche perché il
premier ha sdoganato quella libertà di critica che a lui sta molto a
cuore. «Il Paese non può raddrizzarlo una persona sola, fosse anche
la più brava — aveva detto arrivando —. Serve un collettivo che
funziona». E il governo, funziona? «La partenza è stata incisiva,
ma Renzi non ha la bacchetta magica». Quanto alla segreteria plurale
Bersani ci scherza su: «La parola unitaria mi piace da matti, poi
bisogna vedere cosa significa». Gianni Cuperlo arriva con Pippo
Civati per chiudere con una foto a due l’incidente del mancato
invito: «La critica e il pluralismo non vengano letti come un reato
di lesa maestà. Non c’è stato nessun invito. Ma confido molto
nella festa sulla neve». Battute e lacrime. Anche Vasco Errani si
commuove quando Renzi lo loda per il passo indietro non richiesto:
«Questo popolo, che è il tuo popolo, ha stima e fiducia in te, che
non verrà mai meno». Le polemiche dei giorni scorsi finiscono in
secondo piano. L’argomento più insidioso, quello dell’uomo solo
al comando, lo disinnesca lo stesso Renzi, abile a sminare il terreno
su cui cammina. Dice che un segretario in splendida solitudine «non
può fare niente», conferma la scelta della gestione unitaria e però
ammonisce: «In un partito del 41% nessuno può pensare di fare da
solo, ma il diritto di veto non c’è per nessuno. I due paletti
sono questi». Il leader apre e conferma l’intenzione di nominare,
venerdì, una segreteria unitaria. Ma i gufi democratici chiudano il
becco e i dissidenti non intralcino le riforme. Questo il patto che
Renzi propone a Bersani, Cuperlo, Speranza e anche Civati, il quale
però medita di rifiutare l’abbraccio: «È il Renzi che
conosciamo. Non è che uno è irresponsabile se non entra in
segreteria, il Paese si può aiutare anche stando in minoranza».
Quindi non entra, onorevole? «Se arriva una proposta articolata, la
discuteremo». Tra i nomi in corsa Leva, Campana, Amendola. Però i
renziani non escludono «sorprese». Dentro Area riformista la
riflessione non è chiusa. Roberto Speranza resta convinto che la
segreteria unitaria sia «la strada giusta», ma la firma sotto
l’accordo ancora non si vede: «C’è bisogno di condividere un
modello di partito, perché il Pd non può essere il partito del
governo e l’autonomia non è un tema banale». La gestione unitaria
si farà? «Chi non ha votato Renzi entra se c’è lo spazio per
dare un contributo vero. Non si va a fare gli orpelli».
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