Riccardo Imberti
Siamo da capo. In questi giorni, leggendo gli interventi di Bersani e D'Alema alla festa dell'Unità di Bologna, mi
venivano in mente le parole della canzone di De
André "Le nuvole"...ricordate: vanno, vengono, ogni tanto si
fermano....
Ecco, queste poche parole ben si adattano a questa classe dirigente, che non si rassegna, ma immagina e si illude di poter tornare ai bei
tempi andati e ricondurre le danze.
Per quel che mi riguarda non si tratta
di criticarli perchè attaccano Renzi e il suo governo; ciò
che trovo stonato è il tentativo di giocare sulla scarsa memoria di iscritti e militanti del PD, sulle responsabilità di Bersani e D'Alema in questi anni.
Capisco il disappunto e il fastidio per non poter condizionare l'attuale inquilino di Palazzo Chigi, comprendo anche il loro disorientamento per il nuovo modo di fare del premier; fatico a capire il loro fastidio e le critiche ingenerose, nei
confronti della nuova classe dirigente, cresciuta in questi
anni dentro il Partito Democratico. Forse perchè cresciuta al di fuori di una stretta logica
di cooptazione?
Questi comportamenti, accanto ai sermoni domenicali
di Scalfari, sono la conferma che in Italia continuano ad agire
forze politiche, sociali, economiche, contrarie a qualsiasi tipo di
cambiamento.
Si caricano sulle spalle di Renzi
responsabilità che non ha e non può avere, si accusa di liquidare
il PD, perchè consegnato a “reggenti”, dimenticando com'era il
PD sotto la guida di Bersani, ispirato dal leader massimo.
Mi vien da dire, da quale pulpito
Massimo D’Alema, con tutti i fallimenti accumulati in questi anni,
si senta in grado di criticare questo esecutivo, dopo
che lui stesso – per 20 anni – ha minato ogni possibilità di
successo della sinistra italiana. Il leader Massimo parlando con i
giornalisti ha definito “clandestino” il quotidiano Europa,
per un editoriale di Fabrizio Rondolino, ex suo collaboratore a Palazzo
Chigi. Quanto astio per la mancata nomina in Europa!
Quel che sconcerta, di questa classe dirigente del centrosinistra,
è la costanza con cui – nonostante tutto- riescano a ritenersi
insostituibili e preziosi. A me pare una convinzione tutta loro.
Purtroppo il Paese è in grande difficoltà. I dati economici non
sono affatto soddisfacenti, nonostante lo sforzo di questo governo, e
sul futuro, si intravedono nubi poco raccomandabili. E' di oggi la
notizia della minaccia di sciopero delle forze dell'ordine, mai
accaduto in Italia e per questo rappresenta un dato di grande
preoccupazione. Il blocco del rinnovo dei contratti del pubblico
impiego, con l'obbiettivo di destinare le risorse alla promozione dell'occupazione giovanile e all'assunzione dei centocinquantamila precari della scuola. Il blocco non è accettato dai
sindacati che minacciano scioperi generali. Tutto questo mentre l'
economia e l'occupazione non danno segni positivi e la coperta Paese è sempre più corta.
Basterebbero questi elementi per richiamare tutto il gruppo
dirigente ad una maggiore responsabilità. Tante volte, questo comportamento è stato richiesto, in primo luogo
ai dirigenti del Partito Democratico, senza trovare le disponibilità
necessarie. Basti pensare a ciò che è accaduto sulla riforma del Senato.
Questa è la
conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, che questa "classe dirigente" è
interessata più a se stessa che al Paese, però sono fermamente convinto che di questo il Paese non ne sente proprio il bisogno.
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