Corriere della Sera 07/09/14
Thomas Bendinelli
La visita di Luigi Manconi al
carcere della città. Ridotto il numero dei detenuti, in
Italia 10mila di troppo
«Abbiamo una classe politica
sensibilmente più arretrata rispetto all’opinione pubblica ed è
anche per questo che nel nostro paese il livello di riconoscimento e
piena attuazione dei diritti di cittadinanza è deficitario». A
esserne convinto è Luigi Manconi, 66 anni, sociologo impegnato,
politico di lungo corso attualmente presidente della Commissione
Diritti Umani del Senato. Oggi (ore 16) interverrà alla festa Cgil
(insieme al docente e presidente di Carcere e Territorio Carlo
Alberto Romano) alla Festa Cgil, domani mattina visiterà Canton
Mombello con Paolo Corsini, Alfredo Bazoli e altri parlamentari
bresciani. Autore di diversi libri sui temi del razzismo, dirige i
siti internet on line abuondiritto.it e innocentievasioni.net,
dedicati al tema del carcere e della privazione della libertà. Il
suo nome e il suo impegno sono collegati da decenni alla tutela dei
soggetti deboli e dei diritti negati. «La crisi economica in corso
sta producendo la caduta verticale di tutele quali il lavoro, la
sicurezza sociale, la stessa salute — afferma — e tardano ad
affermarsi diritti fondamentali delle persone». Pensa a temi quali
la fecondazione assistita, le coppie di fatto, il fine vita: «Ci
abbiamo messo un secolo a capire che non c’è contrapposizione tra
diritti economici e individuali, ma stentiamo a essere conseguenti».
È contento che la magistratura sia intervenuta su alcuni di questi
temi e che abbia fissato almeno dei paletti, ma il fatto che l’Italia
sia ad esempio uno dei pochi Paesi europei a non avere una legge
sulle unioni civili lo considera «uno dei tratti più scandalosi
dell’anomalia italiana». Domani visiterà il carcere di Canton
Mombello, ritenuto uno dei più inospitali d’Italia. «I
provvedimenti, positivi ma prudenti, adottati dagli ultimi tre
ministri (Cancellieri, Severino e Orlando) hanno ridotto il numero di
detenuti, ma non dimentichiamoci che in Italia abbiamo ancora almeno
10 mila carcerati in più rispetto alla capienza massima. Ecco perché
parlare di provvedimenti “svuotacarceri” è una oscena
manipolazione che non ha alcuna relazione con la realtà, che invece
dice che ancora oggi i detenuti italiani sono costretti a trascorrere
22 ore al giorno in celle anguste di pochi metri quadrati». Di
occultamento della realtà parla anche rispetto ai profughi:
«L’Italia subisce l’impatto iniziale ma la durata è debole: a
Milano, negli ultimi mesi, sono arrivati circa 22 mila profughi, per
lo più siriani in fuga dalla guerra, ma quelli che hanno chiesto di
restare in Italia sono stati meno di cinquanta. È partendo da questi
numeri che dobbiamo discutere, altro che parlare di invasione». Il
tema dell’incontro di oggi in Camera del Lavoro sarà su crisi e
populismi: «Affermare che invece di spendere soldi per impedire che
migliaia di persone anneghino nel Mediterraneo bisognerebbe usarli
per i disoccupati significa fare del populismo osceno che asseconda
una guerra civile latente». Li definisce «imprenditori della
paura», che in questi anni di crisi hanno continuato a lavorare.
L’antidoto? «La politica, quella buona ovviamente, che si pone
come primo obiettivo quello di combattere le divisioni e opera per la
coesione sociale. Abbiamo superato le contrapposizioni inutili tra
diritti economici e individuali, abbiamo finalmente compreso che un
omosessuale è sì penalizzato dalla perdita di lavoro ma, se
discriminato, anche nella sfera personale, sociale e sessuale, ma ora
dobbiamo fare dei passi in avanti». Con la politica, appunto, quella
buona che non insegue i populismi.
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