Corriere della Sera 12/09/14
Lorenzo Salvia
Doveva essere una
semplificazione, rischia di trasformarsi in un puzzle impazzito. Dove
ogni Regione sceglie una strada diversa, finendo per complicare un
Paese già complicato di suo. Ieri governo e Regioni hanno firmato
l’accordo che doveva completare la distribuzione delle funzioni
delle vecchie Province, quelle superate prima dell’estate con la
legge Delrio che ne ha cancellato gli organi politici eletti dai
cittadini. Ma di fatto è arrivato un altro rinvio. Saranno le stesse
Regioni a decidere quali competenze tenere per sé, quali girare ai
comuni e quali trasmettere alle nuove Province, che nasceranno con il
cosiddetto voto di secondo livello, dove gli elettori non sono i
cittadini ma i consiglieri comunali del territorio. Per farlo avranno
tempo fino alla fine dell’anno e naturalmente potranno arrivare a
conclusioni diverse a seconda dei casi. L’unica decisione già
presa riguarda la tutela delle minoranze linguistiche, funzione che
in base a un decreto messo a punto sempre ieri le nuove Province
ereditano da quelle vecchie. Per il resto bisogna aspettare ancora,
lasciando scoperte caselle importanti come il turismo, la cultura e
lo sport. Era stata la stessa legge Delrio a dire che bisognava fare
chiarezza in tempi brevi. Entro l’8 luglio Stato e Regioni
avrebbero dovuto «individuare in modo puntuale le funzioni oggetto
di riordino». Ma due mesi dopo quella scadenza, l’elenco puntuale
ancora non c’è. E forse non ci sarà mai perché ogni Regione il
riordino se lo farà in casa. In realtà quella di ieri è una scelta
praticamente obbligata. Quasi tutte le funzioni da riassegnare erano
già di competenza delle Regioni che però le avevano girate verso il
basso, alle stesse Province o ai Comuni. Se si vogliono evitare
ricorsi e contro ricorsi, devono essere i «proprietari» originari,
cioè le Regioni, a decidere cosa fare. Resta il fatto che un
percorso che molti immaginavano in discesa continua a rivelarsi pieno
di curve. «Dopo questo accordo fondamentale — dice il ministro per
gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta — può partire il
processo di attuazione e insieme ai territori andremo avanti passo
dopo passo». Secondo il presidente dell’Unione delle Province,
Alessandro Pastacci, «ha finalmente preso forma una parte
dell’attuazione» ma bisogna «salvaguardare i servizi che non
devono entrare in un balletto di competenze».
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