PAOLO RODARI
La Repubblica – 27/9/14
Il richiamo di Galantino è il primo
dall’elezione di Francesco “Renzi non ha perso la nostra fiducia,
ma il tempo stringe”
Papa Francesco, nel discorso alla
Conferenza episcopale sudamericana nel luglio dello scorso anno, era
stato chiaro: nessun interventismo dei vescovi in politica. Il
richiamo di ieri sembra però contraddire questa linea. Ma
l’intenzione non è questa. Il plenipotenziario del pontefice per
l’Italia, monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza
episcopale, si è fatto portavoce delle istanze di base delle
diocesi: più sostegno al reddito e più aiuto alle famiglie, è la
sintesi del suo richiamo. È questo, spiegano nell’episcopato del
Paese, il senso delle parole rivolte da Galantino al premier Matteo
Renzi. Nessun ritiro di fiducia, nessun ultimatum, dunque, bensì
l’indicazione che l’agenda dell’esecutivo va calibrata sulle
esigenze sociali, i veri «princìpi non negoziabili» al tempo di
Papa Bergoglio. Insomma, bisogna «fare rete», come aveva ricordato
lunedì scorso nella prolusione del consiglio permanente della Cei il
presidente dell’episcopato Angelo Bagnasco. Compete ai laici
l’impegno nella vita pubblica, i pastori, invece, devono anzitutto
lavorare a formare le coscienze e richiamare tutti affinché la meta
sia il bene comune.
Certo, apertura di credito non
significa fingere di non vedere i ritardi delle realizzazioni
rispetto agli annunci. «Con gli amici occorre sincerità », dice
sempre un prelato che ha fatto del dialogo sociale la sua bandiera
come monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo. Ma la
Cei si fa interprete delle esigenze delle fasce popolari che più
soffrono la crisi economica. E il suo, quindi, è un grido per tutti
coloro che non hanno voce: fate presto, chiedono da mesi i vescovi.
L’attenzione per Renzi da parte delle
gerarchie è figlia anche dei positivi colloqui avvenuti con
Francesco mesi fa a Santa Marta, col segretario di Stato vaticano
Pietro Parolin e con lo stesso Bagnasco recentemente a Palazzo
Borromeo, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
«Non ce l’ho con Matteo Renzi — ha detto non a caso ieri
Galantino — . È giovane, è simpatico, sa dire tante cose
simpatiche. Ma «noi vescovi diamo già un giudizio» quando diciamo
che «la famiglia non ci pare messa al centro della politica italiana
», e «accanto alla famiglia ci mettiamo anche la scuola».
Dice Francesco Cavina, vescovo di Carpi
e diplomatico di lungo corso della segreteria di Stato vaticana, che
oggi si occupa anche dell’inserimento dei giovani nel mondo del
lavoro e che ha fondato il fondo di sostegno alle nuove povertà
«Fides et labor»: «Il lavoro oggi è sentito dalla gente come un
privilegio. Me lo ha detto bene una signora mamma di due figli. Ha
fatto una donazione al fondo dicendomi che la faceva per tutti i
ragazzi che sono senza lavoro, mentre i suoi figli, ha detto, hanno
il privilegio di poter lavorare. Fra i vescovi questa emergenza è
molto sentita. E bene ha fatto monsignor Nunzio Galantino a
richiamarla alle istituzioni e alla politica. L’emergenza, infatti,
riguarda soprattutto i giovani e le donne mentre tutti, Chiesa
compresa, dobbiamo rimboccarci le maniche per aiutare chi è in
difficoltà».
Nelle diocesi italiane i vescovi, a
volte più delle amministrazioni locali, hanno il polso della
situazione. Stanno sul territorio, ascoltano la gente, le sue
difficoltà. Oggi vedono un Paese in sofferenza, con l’emergenza
lavoro considerata un problema enorme ovunque. Non a caso, lunedì
scorso, è stato ancora il cardinale Bagnasco a dire: «Guardando
alla situazione italiana - ha detto facendo propria la testimonianza
di tutti i vescovi - è evidente che serpeggia una “depressione
spirituale”. È uno stato d’animo che non solo fa soffrire chi ha
perso il lavoro o i giovani che non l’hanno trovato, ma che
debilita le forze interiori e oscura il futuro ».
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