mercoledì 21 gennaio 2015

Le scelte suicide della minoranza PD


Alfredo Bazoli
Guardando alle decisioni assunte in queste ore dai senatori del PD che si riconoscono nella minoranza interna, mi viene da pensare alla nota storiella dello scorpione e la rana, con lo scorpione che non esita a uccidere la rana che lo trasporta sul fiume, uccidendo così anche se stesso, “perché questa è la mia natura”. Ora, nessuno può negare il diritto al dissenso, alla critica, alla dialettica interna, in un grande partito come il nostro, articolato e ricco di anime diverse, tanto più quando si ragiona e decide di una materia tanto delicata e importante quale la legge elettorale. E aggiungo che i motivi di dissenso espliciti su cui si sono pronunciati i senatori critici riguardano questioni certamente significative, e sulle quali io stesso mi sentirei in sintonia con loro, come il numero dei capilista bloccati e la possibilità delle pluricandidature.
E tuttavia trascurano di sottolineare, i critici, che toccare quei punti considerati non negoziabili dagli altri partiti che condividono la riforma significherebbe farla saltare, e omettono completamente di spiegare all’opinione pubblica, e ai militanti del PD, che pur con quei difetti la legge elettorale in corso di approvazione costituisce un enorme passo avanti rispetto alla condizione attuale, e il punto di equilibrio più avanzato oggi possibile. Non solo, ma la dichiarata intenzione di non uniformarsi alle decisioni del partito, e a quelle della maggioranza del gruppo parlamentare di appartenenza, costituisce una patente violazione delle più basilari regole di convivenza all’interno di qualunque organismo associativo, compreso un partito. Ma è chiaro che prevale, su tutto, la voglia di rivincita interna, il desiderio neanche malcelato di colpire l’attuale maggioranza che governa il partito e in particolare il suo segretario, in una resa dei conti interna che, per l’appunto, è coerente con “la natura” di questi dissidenti, ma che rischia di portare nel baratro il partito, trascinando tutti, loro compresi.
Per intanto, l’indebolimento politico del segretario del PD sta già producendo i primi effetti, sulla partita delicata e decisiva della scelta del prossimo presidente della Repubblica, che fino a oggi il partito, unito, poteva pensare di governare da una posizione di forza, e che oggi, invece, sta regalando un ruolo molto più importante e significativo a Berlusconi, rivitalizzato dalla consapevolezza che le faide interne al PD fanno diventare decisivi i suoi voti.
Con la conseguenza che stanno salendo le quotazioni dei candidati più graditi al leader di centrodestra (e forse anche a qualche vecchio e appassito leader della sinistra, dai baffi affilati), e si stanno appannando quelle più legate alla storia politica del nostro partito. Non c’è che dire, il capolavoro politico dei nostri scorpioni.

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