venerdì 23 gennaio 2015

La favoletta di Renzi e i 101


Alfredo Bazoli
Torna periodicamente la favoletta che tra i 101 che impallinarono Prodi ci sarebbero i deputati renziani. Favoletta che a furia di essere raccontata, ovviamente da chi ha tutto l’interesse a colpire Renzi, nemici interni ed esterni al pd, rischia di fare più strada di quel che merita. Allora vorrei raccontare come sono andate le cose, avendole vissute minuto per minuto, in prima persona, dentro la pattuglia di deputati vicini a Renzi.
Il 17 aprile, vigilia del primo voto, l’assemblea dei grandi elettori di centrosinistra, in una serata drammatica, decide a maggioranza di votare Marini. È una scelta che scaturisce all’esito di una discussione in cui emergono prepotenti tutti i mal di pancia di parte rilevantissima dei grandi elettori, tra cui per l’appunto il gruppetto dei renziani, che sono in totale 52, i quali annunciano pubblicamente che si asterranno, non condividendo nè le modalità nè il merito della scelta.
Il giorno dopo Marini cade, ottenendo oltre 220 voti meno di quelli in teoria disponibili.
La sera stessa Renzi incontra a Roma i parlamentari a lui vicini, per fare il punto della situazione. Dopo una lunga chiacchierata, le cui conclusioni sono affidate a Del Rio, si decide che si proverà a sondare in nottata se Chiamparino, che ha già ottenuto in giornata diverse decine di voti, possa crescere ancora con un fronte ampio, centrodestra compreso, e che in alternativa si proporrà con forza il nome di Prodi, sebbene consapevoli che si tratta di una scelta che rischia di spaccare il paese.
La mattina dopo alle 8.30 è prevista una nuova riunione dei grandi elettori per valutare il da farsi. Nell’approssimarci all’assemblea apprendiamo che nella notte il partito ha deciso di convergere sul nome di Prodi. Rapidamente decidiamo che, al fine di impedire che sul suo nome si apra una discussione, e per tentare di mettere un po’ la nostra bandierina sul candidato, non appena verrà fatto il suo nome ci alzeremo tutti in piedi ad applaudire per sollecitare una standing ovation.
Così accade: appena Bersani pronuncia il nome prescelto, dal fondo della sala ci alziamo in piedi ad applaudire, e tutta la sala si unisce a noi. Bersani decide comunque di mettere ai voti la proposta, che non riceve né voti contrari ne astensioni. Ci avviamo soddisfatti in aula, sentendoci in qualche modo gli artefici di una scelta che alla fine ricompatta il partito e i suoi elettori, dopo il passo falso di Marini.
Il resto è noto: Prodi viene impallinato da oltre 100 franchi tiratori, e ciò apre all’unica decisione a quel punto possibile, ovvero la rielezione di Napolitano.
Questo è quanto è successo, questo è ciò che ho vissuto, e con me tutti i 52 parlamentari vicini a Renzi. Ognuno può trarre da questo racconto le conclusioni che crede.
Mi permetto di suggerire una delle tante possibili chiavi di lettura. Renzi era stato l’unico ad esprimere pubblicamente il suo dissenso su Marini, poi caduto, dunque la scelta finale di Prodi, che tanto entusiasmo suscitava dentro il PD, sarebbe stata percepita dentro e fuori il partito come una sua vittoria politica. E questo non a tutti faceva piacere.
Credetemi, tutto il resto e’ fuffa.

1 commento:

  1. Comunque i nomi si conoscono e si possono dire. Quanto sopra non chiarise nulla.

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