lunedì 5 gennaio 2015

Follini: serve un arbitro Prodi? 
È una figura troppo ingombrante.

Corriere della Sera 05/01/15
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«Prodi? Troppo ingombrante. Veltroni e Bersani? Troppo politici...». Marco Follini, che è stato segretario dell’Udc e vicepremier e ora presiede l’Associazione produttori televisivi, guarda al grande gioco del Quirinale con la lente d’ingrandimento di uno che ha iniziato a far politica a 14 anni e non ha perso la passione.

Chi, dopo Napolitano? 
«C’è una antica regola repubblicana per la quale si tende a scegliere leader di secondo piano, non troppo importanti e non troppo ingombranti, che non minaccino una invasione di campo. Arbitri e non giocatori. Ha funzionato a lungo, perché la gran parte degli arbitri si è adoperata per rafforzare l’unità istituzionale». 

Renzi cerca una figura che non gli faccia ombra? 
«Una figura politica di profilo alto rischia di essere l’incubazione di una diarchia con Palazzo Chigi, una sorta di coabitazione alla francese. E il sistema politico italiano è andato nella direzione opposta. Il successore non sarà un tagliatore di nastri, ma neppure un demiurgo della politica come Napolitano. In questa nuova fase post repubblicana, leaderistica e quasi monarchica, dobbiamo decidere se eleggere un capo o scegliere un notabile».

 Un notabile al Quirinale? 
«È più facile che la scelta cada su un notabile. Con un Parlamento frammentato e gruppi politici ridotti a coriandoli mi pare improbabile che si affermi una figura politicamente più densa e significativa».

 Allora Prodi è fuori? 
«In questo momento ho il privilegio della irrilevanza e quindi posso sottrarmi al totonomine...». 

Non si sottragga. 
«Prodi è una figura politicamente imponente e controversa e quella antica regola che ha impedito a figure analoghe del passato di salire al Colle, temo possa valere anche per lui».

 I 101 franchi tiratori del Pd sono dietro l’angolo?
 «Non vorrei essere troppo malizioso ma fatico a vedere l’entusiasmo prodiano, sia in Berlusconi che in Renzi». 

E allora, chi la spunterà? 
«La domanda va rivolta ai grandi elettori. Penso si dovrà ragionare su un civil servant , come si usa dire, scelto all’interno di un triangolo irregolare tra Palazzo Chigi, Forza Italia e quel che resta della ditta di bersaniana memoria».

 Mattarella o Castagnetti?
 «Nomi degni della più alta considerazione e avendo avuto in passato l’onore di votare per Ciampi e per Napolitano farei il tifo per loro. Ma credo sia più facile trovare il minimo comun denominatore tra queste forze cercando persone meno caratterizzate politicamente».

 Veltroni o Bersani?
 «Sono tra le figure migliori di questa stagione. Ma il primato della politica non si concilia con un Parlamento così frammentato. Io non vedo Gulliver più forti dei lillipuziani». 

Boldrini o Grasso? 
«Anche qui mi soccorre l’antica saggezza. Chi entra Papa in Conclave, è più facile che ne esca cardinale».

 Cantone è il cardinale che può diventare Papa? 
«Cantone sarebbe un segnale fortissimo rivolto all’opinione pubblica interna e internazionale. Sarebbe il segno che si mette anche simbolicamente la lotta alla corruzione al primo posto. Detto questo, non so se in Forza Italia la pensino così».

 Quale patto sigleranno Renzi e Berlusconi?
 «Deve essere molto forte e non essere troppo vistoso, ragionamento che porta dalle parti di Padoan o della Severino, dato che lei insiste nell’estorcere nomi...».

 Severino o Finocchiaro?
 «Una donna capo dello Stato sarebbe il segno di una più equa civiltà politica».

 Un laico o un cattolico? 
«Questa regola di alternanza fa parte di un rito antico, caduto in desuetudine alla luce delle parole del Papa».

Bassanini, come lo vede? 
«La corsa si annuncia come il palio di Siena, registro il nervosismo dei fantini prima della caduta del canapo. Ma tutto questo lavorio preparatorio si rivelerà vano». 

Ha dimenticato Casini...
«Non gli farò il torto di considerarlo un candidato».





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