venerdì 13 dicembre 2013

Schiaccia il Grillo

Stefano Menichini 

Europa  

Lo squillo dell’offensiva contro il leader Cinquestelle l’ha lanciato un Enrico Letta insolitamente pugnace mercoledì alla camera. Era solo l’annuncio di una campagna più vasta e profonda
Ci ha provato con i tranvieri di Genova, appena prima che trovassero un accordo, e ci ha riprovato con i forconi di Torino, mentre le bande spargevano paura in città. Ci riproverà, sicuro. Non so: coi disoccupati organizzati di Napoli o con i centri sociali di Roma, se in questi posti dovesse insorgere una qualsiasi protesta, di qualsiasi natura, senza badare a motivazioni e obiettivi.
Beppe Grillo sta messo così, deve aggrapparsi a ogni sommovimento, rischiando anche i fischi. E dal suo blog dobbiamo aspettarci nei giorni prossimi una escalation di aggressività senza freni linguistici, con attacchi sempre più violenti da Napolitano in giù.
Un po’ è lui, nel suo solito format. Un po’ però c’è la percezione di una difficoltà crescente, il timore di venire messo per la prima volta seriamente sulla difensiva.
Lo squillo dell’offensiva anti-Grillo l’ha lanciato un Enrico Letta insolitamente pugnace mercoledì alla camera. Era solo l’annuncio di una campagna più vasta e profonda, alla cui guida si è messo colui che Grillo teme in assoluto di più: appena preso il volante del Nuovo Pd, Matteo Renzi fa capire contro chi dirigerà la macchina, con tutta la forza propagandistica di cui è capace (che non è poca).
Renzi in pochi giorni ha dovuto disincagliare provvedimenti attesi e promessi che governo, maggioranza e vecchio Pd tenevano colpevolmente impantanati. Ora intitolerà a sé abolizione delle Province, del finanziamento pubblico ai partiti (in modo concreto: a cominciare dai ratei che al Pd sono già dovuti), del Senato e delle parti più sbagliate del federalismo. Sbatterà in faccia al M5S possibilità immediate di risultato, anche da condividere, in cambio di un impegno sulla riforma elettorale.
L’offerta verrà rifiutata, figuriamoci: e allora da quel momento, e fino alle Europee di maggio, contro l’inutilità e la viltà grillina si abbatterà la potenza di fuoco di uno che – flussi elettorali alla mano – è perfettamente in grado di picconare il consenso per Grillo. Non dispiace a palazzo Chigi, e tanto meno al Quirinale, che il conflitto si svolga su questo terreno più che su quello economico, che non promette risultati da brandire contro l’alleanza dei populisti. E Berlusconi? Berlusconi non esiste, anche le ultime ore lo hanno visto risucchiato ai margini di una contesa che non sa interpretare con l’energia che richiederebbe, si accoda pateticamente a Cinquestelle
Il nemico non è più lui. Ora l’imperativo è: schiaccia il Grillo.

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