giovedì 19 dicembre 2013

La crisi c’è anche senza i Forconi

Giovanni Cocconi 

Europa  
Di fronte al malessere l'errore più grossolano è far credere al paese che l'importante è la durata, la stabilità, il galleggiamento. E le minacce di Alfano sono un'arma spuntata. Se il governo pensa solo a sopravvivere non sopravviverà
Diciamolo: dopo il flop dei Forconi ieri in piazza molti di noi avranno tirato un sospiro di sollievo. Per esempio chi non riusciva a dare una patente di destra o di sinistra a una sigla sotto la quale si sono nascosti gruppi, luoghi e parole d’ordine molto diversi, in qualche caso inquietanti. Per colpa dei forconi del “duro” Danilo Calvani da domani sarà più difficile portare la propria rabbia in piazza ed essere presi sul serio. E anche Grillo è meglio che rifletta due volte prima di provare a intestarsi il monopolio della protesta.
Detto questo, sarebbe altrettanto imperdonabile alzare le spalle e fare finta che non sia successo niente. Non tanto perché – come si dice – quella protesta è spia di un malessere reale, ma perché molti di noi, quando è scoppiato l’incendio, hanno pensato che la casa potesse prendere fuoco, che la crisi fosse così drammatica da giustificare i gesti più clamorosi.
Prendiamolo come un avvertimento e comportiamoci di conseguenza. L’errore più grossolano sarebbe quello di far credere al paese che l’importante è la durata, la stabilità, il galleggiamento. Auguriamo a Enrico Letta di arrivare al panettone 2014 ma lui è il primo a sapere che agli italiani non interessa chi c’è a palazzo Chigi ma quello che fa. E oggi hanno in mente più la beffa dell’Imu che le tante cose buone infilate in una legge di stabilità che però non ha un segno politico forte. Anche il Sole24 Ore, fino a oggi in prima fila nella difesa di questo governo, non è riuscito a nascondere la propria delusione.
Le minacce del Nuovo centro destra al segretario del nuovo Pd, poi, fanno sorridere. «Renzi sappia che se fa accordi fuori dalla maggioranza, la maggioranza salta» gli intima Formigoni, come se staccare la spina all’esecutivo non fosse il piacere più grande che gli si possa fare. Chi ha assistito ieri al confronto Renzi-Alfano ha capito che i due insieme non faranno mai nessuna riforma. L’assenza di una legge elettorale forse è la migliore polizza sulla vita dell’esecutivo ma il gioco del leader del Ncd è ormai troppo scoperto per funzionare: prendere tempo non basta più. Se il governo pensa solo a sopravvivere non sopravviverà. Non con Renzi.

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