sabato 14 dicembre 2013

Doppio incarico per Gianni Cuperlo: presidente Pd e capo area.

Il disappunto di Massimo D'Alema...
Angela Mauro
La scelta è stata di quelle complicate, il primo tornante post-primarie per un’area già abbattuta da quel magro 18 per cento di consensi strappato ai gazebo dell’Immacolata. Ma al termine di pesantissimi giorni di discussione, Gianni Cuperlo ha deciso di accettare la proposta del neosegretario Matteo Renzi di presiedere l’assemblea Pd, più per senso del dovere che per scelta. Un po' come nelle caserme austro-asburgiche, per usare una metafora che almeno in termini territoriali parla molto al triestino Cuperlo. Domenica la decisione verrà consacrata dai delegati riuniti a Milano. Decisione a dir poco sofferta, che ora ricongiunge l’ex candidato Cuperlo a coloro che – soprattutto i giovani della sua mozione – hanno spinto fin dall’inizio per il sì al sindaco toscano. Ma all’orizzonte non c’è una discesa. Il grosso non è fatto, anzi comincia ora. Perché Cuperlo dovrà tentare la complicata mission di svolgere quel ruolo di garanzia richiesto ad un presidente dell’assemblea Pd e al tempo stesso guidare la sua area politica di minoranza. Un doppio incarico di fronte al quale storce il baffo Massimo D’Alema, convinto invece che il candidato Gianni avrebbe dovuto limitarsi a capeggiare e curare la minoranza.

Perché in effetti l’area della cosiddetta sinistra del Pd ha bisogno di cure. Non è un mistero per nessuno che il nome di Gianni Cuperlo sia stato l’unico in grado di tenerla insieme, candidatura piazzata da dalemiani e Giovani Turchi in tempi non sospetti, quando ancora non si conosceva la data delle primarie. Figura sulla quale poi a fatica hanno virato anche i bersaniani, nonché un ex Popolare come Beppe Fioroni. Per dire che, ora che Cuperlo è presidente, non c’è altro nome in grado di unire le varie anime della sua mozione. E del resto è per questo motivo che in questi giorni sono stati abortiti i tentativi di proporre un altro nome della stessa area (da Alfredo Reichlin a Nicola Zingaretti e tutte le altre ipotesi circolate). Per questo, Cuperlo stesso, il crepuscolare Cuperlo che oggi non festeggia ma pensa all'ennesima croce che deve portare, tenterà la doppia operazione: ‘federare’ la sinistra del 18 per cento e fare da ponte tra questa parte del Pd e il segretario Renzi.

D’Alema avrebbe voluto che Cuperlo si occupasse solo dell’operazione politica di ricostruzione della sinistra, a partire da quel 18 per cento. Lasciando stare l’offerta di Renzi sulla presidenza e preoccupato dall’assenza oggettiva di un’altra figura in grado di unire. In effetti, alcune voci dalla mozione congressuale messa insieme da Cuperlo segnalano già avvisaglie di tempesta, avvertono sul rischio di discussioni future su chi deve essere il capo area (Fassina, Orfini?). Naturalmente, assicurano i dalemiani, l’idea del presidente di ItalianiEuropei era operazione da giocare tutta in chiave interna Pd. Insomma: niente propositi di scissione, tanto più di fronte alle difficilissime prove che il partito dovrà attraversare insieme al premier Letta e al segretario Renzi: dalla legge elettorale alle riforme. Ma oggi è prematuro qualsiasi ragionamento. I fatti sono troppo freschi.

Resta scolpito il plauso per Cuperlo, soprattutto dai giovani della sua area. “Dimostrerà che si può tenere unito il partito”, sottolinea Enzo Amendola. "Felicissimo della decisione di Cuperlo di accettare la presidenza del Pd. E' la scelta giusta", dice Matteo Orfini. Il capogruppo alla Camera Roberto Speranza pensa all’assemblea nazionale di domenica: “La fotografia di Renzi segretario e Cuperlo presidente dà il senso di un partito capace di essere unito”. Ma da lunedì comincia un’altra storia.


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