sabato 14 dicembre 2013

Ecco la pax renziana, Cuperlo presidente

Mario Lavia 
 
Europa 14 dicembre 2013

Il nuovo leader convince l’ex capo della Fgci, finora contrario. Contenti i Giovani turchi. Verso altri incarichi alle minoranze?
Un gesto unitario. Il segnale chiaro – ammesso che ce ne fosse bisogno – che il Nuovo Pd è e resterà unito. Un partito che esce dalle primarie con un nuovo leader riconosciuto e forte del quasi 70 per cento dei consensi ottenuto alle primarie di domenica, forte al punto di ottenere che il suo principale competitor assuma il ruolo di presidente dell’assemblea nazionale.
Renzi e Cuperlo, dunque. Non è un ticket perché il segretario è uno solo, il primo: è però un tandem che non vuole annacquare le differenze fra Renzi e la minoranza di sinistra, chiamata a sua volta a ridefinire il senso della propria iniziativa interna.
Alla fine, quindi, l’ex capo della Fgci ha detto sì. Eppure era contrario. Aveva timore di restare imbrigliato, e infatti giura che continuerà a guidare la minoranza. Comunque la pressione di Renzi e la parallela spinta dei Giovani turchi, cioè della parte “giovane” della sinistra che intende costruire con il segretario un rapporto fecondo nel nome di una rinnovato patto generazionale, hanno avuto la meglio.
Un reiterato rifiuto d’altra parte sarebbe stato difficilmente comprensibile: anzi, avrebbe prestato il fianco a letture “ostili”, fondate sulla irriducibilità della sinistra interna. Con conseguenze potenzialmente devastanti, fino alla scissione. Il leader da parte sua ottiene un gesto “unitario” dal suo principale sfidante. Forse preludio di un ulteriore allargamento delle responsabilità di lavoro ad esponenti dei Giovani turchi.
Tutto è bene ciò che finisce bene. Domani, domenica 15 dicembre, alla vecchia Fiera di Milano i componenti della assemblea nazionale (che dovranno eleggere la nuova direzione e approvare odg su lavoro, riforme e Europa) formalizzeranno la leadership del sindaco di Firenze, la cui relazione è molto attesa anche per verificare lo stato di salute nella maggioranza e le valutazioni sulla scelta di Letta di abolire il finanziamento ai partiti per decreto e sul percorso della legge elettorale, finalmente incardinata a Montecitorio.
Non si escludono novità, la famosa “sorpresina” che il segretario del Nuovo Pd scarterebbe per un Grillo già molto nervoso: magari la rinuncia a prendere la tranche del finanziamento già stanziata per il suo partito.
Insomma, ad una settimana dalle primarie, Renzi chiude il cerchio utilizzando quel 68 per cento che “costringe” le minoranze ad accettare un clima interno di pacificazione.

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