venerdì 27 dicembre 2013

I mortaretti di Grillo

Mario Lavia 
Europa  

Il leader Cinquestelle parla di impeachment ma è chiaro che non sa di cosa parla. Perché si imbarca in una campagna prevedibilmente fallimentare?
Quando Beppe Grillo dalla sua villa sopra Genova lancia strali contro il presidente della repubblica ipotizzando l’impeachment, è chiaro che non sa di cosa parla e che non conosce la materia: chissà cosa intende per messa in stato d’accusa, chissà se ha preso in considerazione che nessuna forza politica lo segue, chissà se conosce l’unico – e infelice – precedente di Cossiga.
Non merita, questo mortaretto di fine anno, una discussione di merito: perché un merito non c’è. È propaganda.
Ed è questo l’aspetto su cui riflettere. Perché Grillo si imbarca in una campagna prevedibilmente fallimentare? L’impressione è che il comico genovese abbia avvertito la necessità di spostare il target delle sue sparate, avendo sempre di più difficoltà a sviluppare il teorema di un “superinciucio” che non esiste nemmeno sotto la forma di convergenza parlamentare, si sia impappinato sulla mitica narrazione del pdmenoelle, abbia constatato che non funziona tanto neanche la storiella del Renzi berluschino.
Può anche darsi che Grillo maneggi con difficoltà le sue armi sul crinale Nazareno-palazzo Chigi, hai visto mai che la svolta generazionale un qualche problema comincia a crearglielo, e perciò se la prende con il meno giovane – anagraficamente – di tutti, volgarmente cianciando di giardinetti e pensionamenti, vellicando l’umor nero di tanti italiani.
Roba già vista, nel bel mezzo di grandi crisi come questa. Erano i primi anni Venti, giusto?

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