giovedì 5 dicembre 2013

Arturo Parisi: la legge porcata colpa di Abc

Attaccava il Porcellum già nel 2005. Ora Parisi si sfoga: «La politica ha fallito». E punta il dito su Bersani, Alfano e Casini.

di Giorgio Velardi

Dal primo giorno dalla sua approvazione, Arturo Parisi è schierato in prima linea contro il Porcellum. Celebre è rimasta la sua “Veglia per la democrazia”, datata ottobre 2005, alla vigilia del voto alla Camera.

DOMANDA. La sentenza della Consulta è anche la vittoria di chi, come lei, si batte da sempre contro il Porcellum.
RISPOSTA.
Se è una vittoria è una vittoria amara, sempre che non finisca in una vittoria di Pirro.
D. Perché?
R.
Per dire che il Porcellum fosse una porcata non c’era bisogno della Consulta. Lo dice da tempo lo stesso Calderoli. È la denuncia che gli ulivisti e i referendari avevano gridato da subito alla vigilia della sua prima approvazione vegliando in Piazza Montecitorio.
D. La “Veglia per la democrazia”: è rimasta nella storia.
R.
Ho ancora nel mio studio il manifesto di quella sera. “È notte! Veglia per la democrazia. Dal tramonto di lunedì 10 all’alba di martedì 11 ottobre. Per dire no al ritorno al passato”. Era il 10 ottobre 2005.
D. Si è mai chiesto perché, nel 2012, la Corte bocciò i quesiti referendari per abolire il Porcellum? Segni parla di «sentenza politica».
R.
Dovrebbe essere la Corte a spiegarlo. A noi che avevamo chiesto a nome di 1 milione e 200 mila cittadini di consentire al popolo di abrogare il Porcellum, quello che sapevamo che i partiti mai avrebbero fatto, la Corte disse: nel caso lo facciamo noi, non possiamo correre il rischio che il Paese resti senza una legge elettorale. Esattamente dove siamo finiti ora.
D. Roberto Giachetti ha additato le colpe della mancata abolizione del Porcellum anche ad alcuni esponenti di centrosinistra.
R.
Come dargli torto? Verrà il momento nel quale ripasseremo tutta la storia. Basterebbe iniziare dalla primavera dell’anno scorso, dall’accordo “Abc”, quello tra Alfano, Bersani e Casini, da quello che c’era dietro e quello che c’è stato dopo. E tutto sarà chiaro…
D. Ci troviamo di fronte a un parlamento delegittimato. Eppure in molti sembrano tranquilli, quasi non c’entrassero nulla col Porcellum…
R.
Troppi si illudono di resistere a questa denuncia con argomenti meramente giuridici.
D. Invece?
R.
Dimenticano che la delegittimazione è innanzitutto politica. La legalità è preziosa ma non basta. È con la delegittimazione politica che bisogna fare i conti, la stessa che era da tempo già evidente a tutti: un Parlamento di nominati e una maggioranza di governo diversa da quella eletta fondata su un premio che ora la Corte dichiara illegittimo.
D. Secondo lei questo parlamento ha la forza di scrivere e approvare una nuova legge elettorale in tempi brevi?
R.
Di forza in giro ne vedo poca. Ma tutta quella che c’è dovrà essere messa in gioco e così tutte le convergenze possibili.
D. Rischia di diventare una corsa contro il tempo.
R.
Fortunatamente il calendario ha già in conto due appuntamenti decisivi: le primarie del Pd e la fiducia sul nuovo governo. È indispensabile che dalle prime esca una guida forte e riconosciuta, e dalla seconda un patto dettagliato e credibile. Altrimenti è il caos: non voglio neppure pensarci.
D. Lei conosce bene Napolitano. Il quale, nel suo discorso di insediamento, ha paventato l’ipotesi di lasciare in caso di totale immobilismo delle Camere. C’è questo rischio?
R.
Ci vorrebbe pure questo! Privi della regia che finora ha indirizzato le azioni, anche se purtroppo non altrettanto gli eventi, il caos che è oggi un rischio diverrebbe presto una certezza.
D. Qual è il sistema elettorale migliore per il Paese?
R.
E da tempo che ho imparato a distinguere il bene dal meglio e il male dal peggio. È per questo che ho chiesto di tornare al Mattarellum, il compromesso imperfetto del ‘93, contro il quale avevamo noi stessi proposto un referendum. Sono ancora là.
D. Qualcuno ha già detto che l’abolizione del Porcellum costerà cara a Renzi.
R.
Gli interessi di Renzi sono ormai gli stessi del Paese. Nessuno può augurargli una vittoria di parte fondata sulla sconfitta di tutti. E il ritorno al passato, anzi al trapassato remoto, sarebbe certo una sconfitta di tutti.
Giovedì, 05 Dicembre 2013

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