Giuseppe Turani
Uomini & Business 15 maggio 2105
Anche fra i miei lettori molti
detestano Renzi e lo accusano di ogni cosa, ma in particolare di
essere autoritario e, perché no?, un fascista. I più teneri
arrivano a dire che ha semplicemente sostituito Berlusconi. I più
colti parlano di “democratura” o di esecutavo operativo. Allora è
forse il caso di perdere qualche minuto e cercare di capire che cosa
sta accadendo in Italia.
In realtà stiamo celebrando, anche se
non ce ne siamo accorti, due funerali. Il primo, che è sotto gli
occhi di tutti, è quello della destra. E non si tratta solo del
crollo di Berlusconi e di Forza Italia, non più recuperabile,
avventura finita.
C’è anche il fatto che gli altri
candidati alla successione (Salvini e m5s) non rappresentano una
destra accettabile. Non sono certo la destra moderna e europea che
molti a destra vorrebbero. Si tratta di un insieme di bassa lega.
Formazioni che raccolgono voti (anche tanti) sulla base di slogan
populisti e spesso privi di senso.
Inoltre, va detto che questo tipo di
destra, anche se dovesse vincere una competizione elettorale, farebbe
la fine infausta dei colonnelli greci, che dopo un po’ lasciarono
il potere perché non capivano che cosa diavolo bisognasse fare. Vi
immaginate Di Maio a palazzo Chigi con Dibba agli esteri? Farebbero
ridere tutto il mondo e nel giro di una settimana dovrebbero levare
le tende per manifesta incapacità.
Lo stesso ragionamento si può fare per
Salvini e la Lega. E qui non c’è nemmeno di che fare un governo
passabile. A parte l’uscita dall’euro e una svalutazione
selvaggia, non ci sono idee, se non quelle che si possono raccogliere
alla sera, dopo la briscola, nel bar sotto casa.
In sostanza, la destra è morta, di
fatto, per la semplice ragione che non dispone di alcuna classe
dirigente e di alcuna idea sensata. Inoltre, non ha nemmeno dei
leaders di una statura tale da poter accogliere intorno a sé un
gruppo dirigente che non sia di terza categoria. Questa destra, in
conclusione, non può vincere e quindi non potrà mai governare
questo paese. Non so quanti anni serviranno per avere un rinnovamento
della destra, ma suppongo molti, anche perché i successi elettorali,
non determinanti, tenderanno a consolidare queste leadership molto
scadenti.
Ma è in corso un funerale anche a
sinistra, dove la vecchia “ditta” (iscritti molto fedeli, legami
stretti con il sindacato, idee antiche) è di fatto largamente
perdente e impotente: se ne andarono in ordine sparso, ha scritto
qualcuno. E è vero.
Alla prova dei fatti la sinistra-dem
non è riuscita nemmeno a avere un comportamento lineare e uniforme.
Il sogno, adesso, è quello (per alcuni) di costruire “qualcosa”
alla sinistra del Pd. Lo spazio politico c’è, il personale
dirigente probabilmente no. Inoltre, sarebbe una cosa vecchissima:
tanta spesa pubblica, tanti debiti, patrimoniali, ecc. Un mix che
quasi certamente sarebbe rifiutato dai mercati e dall’Europa. Ma
anche dalla popolazione. Solo pochi sprovveduti credono ancora a
queste favole. Tutti, più o meno, hanno capito che in passato sono
stati fatti errori colossali e che venirsene fuori non sarà tanto
semplice. Tutti hanno capito, anche i bambini, che quando lo Stato ti
dà qualcosa è perché ha trovato il modo di fartela pagare. Di
gratis non c’è niente.
Ed ecco Renzi. Qualcuno, di recente, ha
invocato una discesa in campo del sindaco di Milano, Giuliano
Pisapia, in funzione anti-Renzi. E in questa invocazione cui sono
parecchie contraddizioni. Se si chiede a un esterno di dare una mano
a far fuori Renzi, significa che dentro lo stesso Pd non ci sono
leader validi. Renzi, quindi, comanda perché gli altri si sono persi
nel deserto delle loro idee, non grazie a chissà quali imbrogli.
Inoltre, mi posso anche sbagliare, ma penso che a Pisapia del Pd
importi assai poco (non è mai stato il suo partito). Per carattere e
per cultura sarebbe più portato a lavorare alla sinistra del Pd, nel
tentativo generoso di dare un senso a tutti quelli che non si
accontentato di un partito democratico genericamente progressista, ma
vogliono proprio una cosa di sinistra. Non glielo auguro, ma se farà
qualcosa, farà questo.
Ma Renzi, si dice, è un dittatore.
Renzi, in effetti, è molte cose. Intanto, è uno che sa fare
politica. A meno di quarant’anni non conquisti il Pd contro Bersani
& Soci, se non sai come si fa la politica (anche la parte “sangue
e merda”, come dice Formica). E’ un dittatore perché? Perché
non crede nella concertazione? Ma tutti, a partire da Mario Monti,
hanno sempre detto che era una cosa sbagliata. I sindacati si devono
occupare dei lavoratori mentre le scelte politiche generali toccano
al governo e al parlamento.
Chi accusa Renzi di essere un dittatore
forse dimentica che tutti i suoi provvedimenti vengono regolarmente
approvati dal parlamento (un parlamento, peraltro, “bersaniano”).
Ma, si aggiunge, propone tutto lui e non il parlamento. Per fortuna,
questo parlamento è incapace di proporre qualsiasi cosa. E poi è
abbastanza ragionevole che sia l’esecutivo a fare le proposte. E’
l’esecutivo che ha in mano i dossier, che conosce i problemi, che
ha gli staff per affrontarli. Il parlamento, come è giusto che sia,
controlla, approva o boccia.
La cosa che si fa fatica a capire è
che insieme al vecchio Pd è morta anche la vecchia politica. Quella
politica che per ogni cosa finiva in estenuanti mediazioni
parlamentari, il famoso “consociativismo”. E ogni cosa veniva
risolta, alla fine, con un aumento di spesa pubblica: io non faccio
casino su un po’ di missili in più, ma tu mi aumenti la paga
degli statali, o degli insegnanti.
Ecco, questa roba, forse sta morendo
davvero. E, forse, ci si avvia a diventare un paese moderno. Chi
perde perde, e non sta lì a trattare per portare a casa qualcosa che
interessi al suo popolo (o i suoi iscritti).
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