Corriere della Sera 27/05/15
G.G.V.
«Credo che non si
possa parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani, ma di una
sconfitta dell’umanità». Il cardinale Pietro Parolin, Segretario
di Stato vaticano, non la manda a dire a proposito del referendum che
in Irlanda ha detto «sì» alle nozze omosessuali, prevedendo il
matrimonio «tra due persone, senza distinzione di sesso» nella
Costituzione: «Sono rimasto molto triste di questo risultato, la
Chiesa deve tener conto di questa realtà ma nel senso che deve
rafforzare tutto il suo impegno e tutto il suo sforzo per
evangelizzare anche la nostra cultura».
Guardare la realtà,
come diceva l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, non significa
accettarla. Proprio ieri, in Vaticano, il Consiglio del Sinodo —
presieduto da papa Francesco — ha concluso due giorni di riunione
per fare sintesi dei contributi arrivati dalle diocesi del mondo in
vista della seconda tappa di ottobre, anch’essa dedicata alla
famiglia. Tra l’altro si è deciso che ci sarà ancora più spazio
per la discussione e i gruppi di studio.
Il documento di lavoro
verrà pubblicato il mese prossimo ed è chiaro che il caso Irlanda
entrerà nel dibattito. «La famiglia rimane al centro e dobbiamo
fare di tutto per difenderla, tutelarla e promuoverla: il futuro
dell’umanità e della Chiesa, anche di fronte a certi avvenimenti
successi in questi giorni, rimane la famiglia», ha scandito il
cardinale Parolin: «Colpirla sarebbe come togliere la base
dell’edificio del futuro».
Al Sinodo si continuerà a parlare
anche dell’«accoglienza» nella Chiesa degli omosessuali. Ciò che
la Chiesa non accetta è il riconoscimento del matrimonio e quindi
l’«equiparazione» con la famiglia formata da un uomo e una donna,
con relativa possibilità di adottare figli. Questa è la linea
invalicabile. Più controverso, tra i vescovi, il giudizio sulle
«unioni civili» distinte dal matrimonio: c’è chi le vede come un
«cavallo di Troia» e chi invece le considera un riconoscimento di
diritti dovuto da parte di uno Stato.
Dopo le considerazioni
sull’Irlanda, del resto, Parolin ha parlato anche del caso
Stefanini: «Il dialogo è ancora aperto e speriamo si possa
concludere in maniera positiva». Parole che confermano un «disgelo»
sulla vicenda dell’ambasciatore designato a gennaio dalla Francia
presso la Santa Sede. Dal Vaticano era seguito il silenzio, i media
francesi avevano parlato di un rifiuto perché il diplomatico, un
cattolico praticante, è gay. Il mese scorso il ministro dell’Interno
Cazeneuve era arrivato a Roma per la canonizzazione di una suora
francese e aveva visto il Papa. Francesco, il 17 aprile, ha voluto
incontrare di persona Stefanini: hanno pregato assieme.
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