Corriere della Sera 27/05/15
Fulvio Bufi
Napoli Sospeso in base alla legge
Severino dopo una condanna per abuso di ufficio, il sindaco di Napoli
de Magistris fu reintegrato dal Tar in trenta giorni. All’attuale
candidato pd alla Regione Campania Vincenzo De Luca, quando era
ancora sindaco di Salerno, bastò mezza giornata affinché il Tar
accogliesse il suo ricorso contro la sospensione dopo una condanna,
pure lui per abuso.
Altri tempi. Da oggi non è più così. A
cambiare la scena è una decisione di ieri delle sezioni unite civili
della Cassazione chiamate a esprimersi su un ricorso presentato dal
Movimento per la difesa del cittadino. I giudici della Suprema corte
hanno stabilito che a esprimersi sui ricorsi contro l’applicazione
della Severino da ora saranno i giudici ordinari.
Non è un
cambiamento da poco. L’effetto immediato è che decadono le
questioni sollevate davanti alla Corte costituzionale, che non potrà
prenderle in considerazione perché proposte da un giudice (il Tar)
non più competente. Ma soprattutto resta da scoprire l’orientamento
dei tribunali ordinari di fronte ai ricorsi di quei pubblici
amministratori colpiti dagli effetti della legge che porta il nome
del Guardasigilli del governo Monti. L’orientamento del Tar finora
è stato abbastanza univoco, almeno nei casi più importanti come
quelli citati di de Magistris e De Luca, ma anche di altri:
accogliere i ricorsi, sospendere le sospensioni e investire i giudici
costituzionali. Non c’è invece giurisprudenza che possa far
prevedere cosa succederà ora. Difficilmente, però, ci si può
aspettare dai giudici ordinari la stessa solerzia che ha
contraddistinto, per esempio, il caso di De Luca: in mezza giornata
nessun tribunale deciderà mai niente.
Ma al di là delle linee
generali, sono i casi particolari che ora balzano all’attenzione.
Che cosa accadrà a Napoli, dove c’è un sindaco in carica soltanto
grazie a un provvedimento del Tar? De Magistris dovrà preparare un
nuovo ricorso, e presentarlo entro trenta giorni al giudice
ordinario. Nel frattempo dovrebbe poter rimanere a Palazzo San
Giacomo.
Diversa la situazione di De Luca, che non ambisce a
tornare a fare il sindaco, ruolo dal quale, tra l’altro, è stato
pure dichiarato decaduto per non aver scelto, come invece era
obbligato per legge a fare, tra la carica di viceministro
(Infrastrutture e Trasporti nel governo Letta) e quella di primo
cittadino di Salerno. In precedenza però De Luca era stato sospeso
in base alla legge Severino perché condannato per abuso di ufficio,
e questo provvedimento pende tuttora sulla sua eventuale nomina a
presidente della Regione Campania. Se cioè De Luca dovesse uscire
vincitore dalla consultazione di domenica prossima, potrà, sì,
essere proclamato eletto (la Severino non può intervenire prima
dell’ufficializzazione del risultato elettorale) ma subito dopo
dovrà essere sospeso. E così come avvenne per il presidente della
Regione Calabria Scopelliti, dovrebbe essere il presidente del
Consiglio Matteo Renzi a firmare il decreto.
Se vincerà De Luca
la Campania precipiterà quindi nel caos, anzi nel vuoto
istituzionale? Chi governerà la Regione? «La Severino rimanda agli
statuti regionali, e lo statuto della Campania prevede che il
presidente possa nominare la giunta, e quindi anche il suo vice, dopo
la prima seduta del Consiglio», spiega l’avvocato Gianluigi
Pellegrino, uno dei più esperti amministrativisti italiani, che ha
presentato il ricorso accolto ieri dalla Cassazione.
Da puramente
giuridica, quindi, la vicenda De Luca, rischia di diventare una bomba
politica che potrebbe scoppiare nelle mani di Renzi. Sarà lui,
scegliendo i tempi del decreto di sospensione (salvo non ci sia un
preventivo intervento della Corte d’Appello), a stabilire se il suo
candidato (sempre qualora risultasse il vincitore), quello per il
quale il premier sta facendo campagna elettorale, riuscirà a o meno
a nominare un vice che gli subentrerebbe al vertice della Regione
governandola in suo nome? A De Luca non resterà che ricorrere al
giudice ordinario e aspettare. Certo non mezza giornata.
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