Corriere della Sera 20/05/15
Fiorella Sarzanini
L’intervista Roberta Pinotti
Non usa mai la parola «ottimismo», ma
si capisce che dopo la riunione di Bruxelles è convinta che
«un’azione contro i trafficanti di uomini sicuramente si farà». Perché nonostante le discussioni e le resistenze in sede Onu,
secondo la titolare della Difesa Roberta Pinotti «l’Europa è
ormai compatta nel ritenere che un intervento è indispensabile se
vogliamo davvero riuscire poi a governare i flussi migratori».
L’Italia ha il comando della missione. Ministro, lei davvero crede
che alla fine diventerà operativa?
«L’obiettivo della
riunione di lunedì era approvare la pianificazione dell’intervento
militare e il Consiglio europeo dei ministri degli Esteri e della
Difesa l’ha istituita. Già da oggi, visto l’esito della riunione
tecnica dei capi di Stato Maggiore, l’ammiraglio Enrico Credendino
si metterà al lavoro e prenderà il comando».
Il presidente
Sergio Mattarella è stato chiaro: senza la richiesta delle autorità
libiche non ci sarà alcun intervento. È arrivata?
«Al momento
non risulta alcuna istanza ufficiale, ma le trattative sono in corso
e posso dire che si tornerà a sollecitarla».
Una risoluzione
dell’Onu è comunque indispensabile?
«In Europa abbiamo chiuso
la fase uno. In attesa della risoluzione delle Nazioni Unite intanto
l’Europa sta pianificando la missione appena decisa. Con il
ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, stiamo lavorando fianco a
fianco e anche lui è fiducioso».
Il segretario generale Ban
Ki-moon ha mostrato grande cautela.
«Ha manifestato
preoccupazione all’idea di un intervento militare in Libia ma la
nostra opzione prevede il controllo del Mediterraneo per fermare gli
scafisti. E su questo abbiamo segnali positivi e contiamo anche sulla
convergenza di Russia e Cina».
E la Libia? Appena qualche giorno
fa il governo di Tobruk ha ordinato il bombardamento di una nave
turca.
«Nei giorni scorsi ho incontrato l’inviato dell’Onu
Bernardino León che mi ha informato delle trattative con il governo
di Tobruk, ma anche delle interlocuzioni con le autorità di Tripoli,
di Misurata e con le municipalità. La sua impressione è che tutti
concordano sulla necessità di fermare la criminalità».
Che
cosa succederà se alla fine non arriverà il via libera?
«Noi
abbiamo già un’operazione nel Mediterraneo ed è “Mare sicuro”.
Il monitoraggio è già attivo e quindi andremmo comunque avanti con
questa missione, naturalmente rafforzandola proprio nell’ottica di
combattere i trafficanti di uomini».
Non c’è il rischio di
sovrapposizione con Triton?
«Assolutamente no, anzi la scelta di
rafforzare i controlli è un segnale positivo. Esiste un
coordinamento e in ogni caso parliamo di aree diverse».
Accordo
raggiunto sulla missione navale, ma divisione forte sulle quote.
L’impianto rischia di saltare?
«Durante la riunione di lunedì
il punto è stato appena toccato. Se ne parlerà il prossimo 15
giugno al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno. La
discussione è aperta però non darei per persa la partita. Voglio
ricordare che prima del Consiglio europeo del 23 aprile l’Europa
aveva opinioni molto diverse».
Il governo italiano ha
rivendicato la vittoria ma adesso molti Paesi inizialmente alleati
come Francia e Spagna si sono sfilati. Come fa a rimanere ottimista?
«Io ho il dovere di essere fiduciosa. Capisco anche le
perplessità e le preoccupazioni dei francesi che hanno già
moltissimi migranti sul proprio territorio. Allo stesso tempo rivolgo
quasi un appello: se l’Europa vuole fare un passo avanti
fondamentale la solidarietà deve essere messa al centro».
Quanto pesano su queste retromarcia le divisioni politiche interne ad
ogni Stato?
«Certamente molto, però credo sia anche un problema
di progettare una politica comune. Stiamo rodando un sistema e ci
sono ancora divisioni, ma siamo già riusciti a trovare accordi in
altre materie. Mi auguro che alla fine convergeremo anche su questo».
C’è un Paese che l’ha sorpresa positivamente?
«Io parlo
per il settore della Difesa e posso dire che la Germania è stata
molto partecipe, si è schierata al nostro fianco inviando due navi.
Nelle nostre acque c’è anche una nave inglese e ne sta arrivando
una irlandese. Malta ha dato un segno tangibile di condivisione nel
momento della tragedia del 20 aprile. Disponibili sono sempre stati
Francia e Spagna. Io credo che alla fine ce la faremo».
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