«L’AMACA»
Michele Serra
L’Italicum è
passato, la felicità di chi lo ha voluto ad ogni costo (anche il
costo di una dolorosa e pericolosa frattura interna al
centrosinistra) è legittima. Altrettanto legittima la delusione e
l’amarezza di chi lo considera una pessima legge elettorale. Poi
c’è uno stato d’animo “intermedio”, credo piuttosto diffuso,
del quale mi sento parte. È difficile da definire, ma provo a
riassumerlo così: non sono particolarmente contento che l’Italicum
sia passato; ma sarei ancora meno contento se fosse stato affondato.
Per esteso, è questo il segreto del successo politico di Matteo
Renzi. A parte i davvero entusiasti e i davvero contrari, esiste una
grande fetta di opinione pubblica che non è renziana, e anzi vede
con diffidenza molti aspetti del renzismo. Ma se ripensa a quello che
c’era prima (per esempio il Porcellum; per esempio Berlusconi; per
esempio il drammatico esito tripolare delle ultime politiche, con
Grillo che teneva per il bavero il Paese e umiliava il capo della
sinistra), preferisce la situazione odierna, con tutti i suoi difetti
e con tutti i suoi rischi. Chi dice che l’Italicum è un Porcellum
bis trascura di considerare la differenza di fondo tra le due leggi:
la precedente era stata concepita apposta per produrre
ingovernabilità. Questa ha, semmai, il vizio opposto: vuole produrre
governabilità a tutti i costi. Dei due difetti, il primo mi sembra
largamente peggiore; e soprattutto, più pericoloso per la
democrazia.
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