Corriere della Sera del 17/05/15
Valerio Cappelli
La critica internazionale: merita la Palma Moretti commosso:
faccio piangere e Nella sala a pochi passi dal casinò, Nanni
Moretti ha sbancato Cannes: dieci minuti di applausi hanno accolto
Mia Madre . Lui e la protagonista, Margherita Buy, hanno le lacrime
agli occhi. Un successo trionfale, anche inatteso, che ha messo
d’accordo pubblico e critica. Il film si candida alla Palma d’oro.
C’è ancora un’idea di sole quando, mescolata ai locali in
costume da bagno, tanta gente in smoking da un’ora tiene tra le
dita la richiesta di «une invitation» che non riuscirà mai ad
avere, e intanto Nanni accanto alla Buy e a John Turturro sale la
celebre scalinata rossa per la proiezione del film. Dalla scarpa
lucida si toglie i sassolini, prima di recarsi nella notte alla festa
in suo onore: «Sono contento per la forte presenza italiana, ma
credo sia ancora il frutto di singoli registi e produttori, non tanto
di un clima intorno al cinema, che è sempre molto distratto, sia
come fenomeno industriale che artistico. In Italia c’è tanta
mestizia e tanta sciatteria. Torni contento per aver visto che tutto
questo è possibile ma anche dispiaciuto per come sai che è nel tuo
Paese». Sul «caso» interviene il ministro dei Beni culturali Dario
Franceschini: «Ha ragione Moretti, in Italia ci sono stati anni di
disattenzione, di scarso interesse per il cinema. Ma le cose ora sono
cambiate, e le azioni del governo, penso al tax credit, hanno
invertito questa tendenza».
Un po’ incompreso (finora è a 3
milioni d’incasso) o compreso di sé, fatto sta che l’accoglienza
straniera è piena di stellette, critici entusiasti. Il Sunday Times
: «Il miglior film del concorso visto finora»; la tv tedesca ZDF:
«Il suo film più riuscito dopo La stanza del figlio per la forza
emotiva e la leggerezza»; il Guardian : «Intenso e seduttivo»; la
rivista francese Positif : «Potrebbe correre per la Palma d’oro».
Qui il regista romano gioca in casa, e mette da parte la ruvida
spigolosità. Altro che Catherine Deneuve: «Oui, je suis Nanni
Morettì». Qui i media lo chiamano «il patriarca»; qui nel 2001
David Lynch, anche lui in gara, temendolo gli disse: «voglio
ammazzarti»; qui ha vinto la Palma d’oro con La stanza del figlio
, che racconta le conseguenze di un lutto mentre ora racconta
l’attesa di un lutto.
Con Cannes ha condiviso tanti capitoli
della sua vita. Nanni il francese decide di riservare ai cugini
d’Oltralpe un incontro ristretto, e riparla del comico mischiato al
tragico, spiega dove comincia la realtà e dove finisce il sogno, si
sofferma ancora sul lutto familiare e sul lutto del cinema italiano.
Corregge con garbo la moderatrice, l’unica a cui concede un
sorriso, «è la settima volta, non la sesta, che sono a Cannes».
Dice che in Francia e altrove, «vedono un mio film e basta, non ci
sono interferenze d’altro tipo, che in Italia ci sono, per cui si
pensa sempre al mio personaggio pubblico o alle mie posizioni
politiche, a misurare il tasso di simpatia o antipatia o calore e
freddezza verso i giornalisti. In Italia ci sono tanti elementi in
più». Ma è lui che costruisce i suoi film su se stesso, spesso
gira con un approccio personale la sua autobiografia, e mai come in
questo caso, nel disvelarsi della madre morente (Giulia Lazzarini).
Margherita Buy recita Nanni, è il suo alter ego nella parte di una
regista che gira un film politico («mi piaceva che fosse una
donna»), John Turturro interpreta un divo bizzarro. «Non volevo che
lei stesse girando un film alla Nanni Moretti, volevo che il suo film
fosse solido mentre lei nella vita è insicura su tutto».
Nella
scena della conferenza stampa, in quel film sulla gente che perde il
lavoro, chiedono a Margherita quale sia il compito del cinema.
Rivolgono la stessa domanda a Nanni: «Come il personaggio di
Margherita, rispondo cose ma sto pensando ad altro, quello che penso
glielo dirò al bar, dopo. Il compito è di fare film possibilmente
innovatori, che mentre li vediamo non ci facciano dire: ma questo
l’ho già visto trecento volte. Non penso ci siano argomenti
privilegiati, qualsiasi tema può portare a film brutti o belli».
Però anche all’estero spaccano in quattro ogni sua battuta. Quando
nel finale del film Margherita chiede a Nanni (che impersona suo
fratello, «la persona che vorrei essere nella vita»), a cosa pensi,
e lui risponde a domani, non era sua intenzione «pensare al futuro
dell’Europa, ma quasi tutte le interpretazioni sono ammesse. Quasi.
È un film su ciò che resta qui tra noi, vivi su questa Terra, e ciò
che resta delle persone che muoiono. Si ride e si piange? Mah, i miei
film hanno entrambi questi aspetti, non è una strategia studiata a
tavolino, è il mio modo di raccontare la vita, le persone».
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