Corriere della Sera 10/05/15
Marco Demarco
Grillo e Julian Assange, che ha fatto
tremare il mondo con le rivelazioni su Wikileaks. Grillo e il potere
della trasparenza, tutto in Rete, tutto pubblico, a cominciare dalla
famosa trattativa con Bersani. Grillo e la democrazia diretta, dove
uno vale uno. Tutto questo e altro ancora. Come no! C’era però un
sito che traduceva tutto questo a suo modo, contro Grillo e il suo
movimento. Chi ha gridato allo scandalo? Grillo. Chi lo ha fatto
chiudere? Grillo. Chi ha dato ordine di non amplificare l’accaduto
per concentrare tutta l’attenzione sulla marcia di ieri
Perugia-Assisi dedicata al reddito di cittadinanza? Grillo.
In
realtà, non solo Grillo, ma tutti i leader politici tendono ad
annullare le proprie contraddizioni. Non le vedono, non le ricordano,
non le calcolano. Ma con Grillo tutto si ingigantisce come la 500
dello spot, quella che va a benzina e pillole blu. A proposito:
Grillo era contro i Suv, ma è spesso a bordo di uno di essi che
arriva comizi. Ed era contro i computer, addirittura li sfasciava sul
palco, ma è grazie a quelli che ha costruito il partito-movimento di
maggioranza relativa. Un movimento reale subordinato a uno spazio
virtuale, si è detto avendo in mente i blog, internet, la Rete.
Proprio dalla Rete arriva dunque l’ultimo colpo di boomerang: un
sito dedicato alla trasparenza come moda, con tanto di foto
cliccabili dei più noti leader pentastellati. Ne scegli una, il
tempo di caricare il file, e via con i documenti audio e video. Frasi
rubate, intercettazioni, invasioni mediatiche. Così, in ossequio
alla legge del contrappasso dantesco, anche Grillo finisce male.
Intercettato e sputtanato, se si potesse dire. Capita a lui, cioè,
né più né meno che quello che capitò alla fuoriuscita Mara Mucci,
registrata alla Camera mentre parlava con un deputato di Scelta
Civica e «offerta» on line per dimostrare a tutti, oggettivamente e
democraticamente, che aveva tradito. La contraddizione sta nei due
pesi e nelle due misure. Fu un bene per il movimento intercettare
Mara Mucci; è stato un male, per Grillo, e dunque in assoluto,
ripetere il giochino con il grande capo. Tanto un male che subito è
scattata la censura. È il trionfo delle libertà civili, certo. La
rivincita del diritto sull’abuso, dello spiato sullo spione. E non
può che far piacere che anche i rivoluzionari a cinque stelle
apprezzino le virtù della democrazia borghese. Tuttavia, non sempre
è andata così e non sempre Grillo è stato formalmente rispettoso
degli avversari o dei dissidenti.
Proprio di uno di questi si
parlava nella intercettazione regina del sito oscurato. C’è
qualcuno che contesta al leader l’espulsione di Massimo Artini.
«Abbiamo deciso io e Casaleggio» risponde Grillo. La replica: «Ma
la condivisione, uno vale uno...». Grillo: «Abbiamo perso troppo
tempo con voi parlamentari, stiamo perdendo i giovani, il
territorio...». In effetti, poi vai a consultare un testo sacro di
Casaleggio e leggi che la democrazia rappresentativa sarà sostituita
da «una rivoluzione prima culturale che tecnologica, che spesso non
viene capita o viene banalizzata». Altro che «democratura», come
oggi si dice per indicare la sovrapposizione di democrazia e
dittatura. Qui il demos fa perdere solo tempo .
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