Sergio Staino
Uffingtonpost
da: Il Fatto Quotidiano 1 maggio 2015
Sergio Staino è un simbolo per la
sinistra del Partito democratico erede del Pci. Vignettista e
illustratore, ora fustiga senza pietà Pierluigi Bersani e la vecchia
classe dirigente che non ha saputo, secondo le sue parole,
comprendere il fenomeno Renzi.
Ecco perché in una intervista al Fatto
quotidiano consiglia a Bersani di "andare al parco con i
pensionati" e bolla l'attuale minoranza dem come "un gruppo
di ubriachi": "In nessuna loro azione riconosco la
tradizione, non dico del partito, ma di una vocazione politica che mi
ha accompagnato in tutta la vita. La politica è una cosa sacra,
bella. Questi stanno dimenticando tutto".
Ma le parole di Staino non sono un
endorsement inaspettato al premier. Tutt'altro:
"Di Renzi non mi piace quasi
niente. Ho contrastato fin dall'inizio l'ingresso e la sua ascesa
all'interno del Pd. Sono stato tra i primissimi a parlare con D'Alema
e con i suoi a Firenze, avvertendoli del pericolo, esponendo dei
dubbi, ponendo delle domande" (...)
"D'Alema come sempre ha risposto
con alterigia: 'Ma Sergio, Ma che mi dici? Ma cosa te ne frega? Renzi
tanto finisce'. E quello intanto cresceva. Li ha fregati come
bambocci. E lo hanno fatto premier e segretario del partito. Del mio
partito. Su tante cose, a partire dal Job'a Act, non sono d'accordo
con lui. Ma l'idea di buttarlo giù per sostenere quelli che gli
hanno permesso di emergere non mi sfiora".
Il disegnatore, che non reputa Renzi di
sinistra, continua a mettere il dito nella piaga:
Se la mettiamo sul piano degli affetti,
la vicenda è molto dolorosa. Lacerante. Devastante. Parliamo di
persone con cui c'era amicizia e simpatia, ma quello che sono
costretto a dare è un giudizio politico senza appello. Sembra di
avere di fronte un gruppo di ubriachi, di gente drogata, non più in
sé. Non capisco cosa sia successo. (...)
Io non sono in grado di valutare fino
in fondo se questa legge elettorale sia la meno peggio e se si
potesse fare di meglio, ma so che appellarsi alle preferenze per
contrastarla rinnega una storia decennale. Il Pci ha sempre
considerato le preferenze come strumento utile a favorire correntismo
e clientelismo. Ricordo quando Bersani vinse le primarie. Facce
nuove, volti amici, speranze che lui tradì infilando i nominati
calati dall'alto. In Toscana abbiamo avuto la peggior serie di
burocrati di partito. Chi li ha rimessi? Lui. Come si permette di
criticare quando è stato il primo a portare il partito verso la
catastrofe? Deve andare al parco con i pensionati.
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