Corriere della Sera 26/05/15
Monica Guerzoni
Podemos in Spagna, Possibile in Italia.
Sull’onda della vittoria tra Madrid e Barcellona del movimento dei
post indignados, Pippo Civati è pronto a battezzare la sua creatura.
Subito dopo le Regionali nascerà Possibile, la rete che il
deputato uscito dal Partito democratico immagina come un movimento
«inedito e diverso dal solito». Di ufficiale non c’è ancora
nulla. Ma il simbolo, realizzato da Federico Dolce e Marianna Zanetta
del Vixen Studio di Torino, militanti convinti, sarà depositato in
queste ore e qualche provino è sfuggito al controllo dei creatori.
Tessere di iscrizione, t-shirt con il simbolo, gadget... Tutto è
pronto per il lancio.
Il cerchio rosso ciliegia in cui si
inscrive il segno tipografico dell’uguale ricorda da vicino le
insegne del movimento che ha sedotto i giovani spagnoli. Il viola di
Podemos è uno dei colori che, miscelati con il rosa e l’arancio di
tante battaglie della sinistra del terzo millennio in Italia, hanno
dato vita al rossastro di Civati.
Il deputato risponde al
telefono che è sera e si dice «molto sorpreso» di sapere che il
suo simbolo non sia più segreto: «Lo presenteremo a giugno, dopo le
Regionali». Si è ispirato a Podemos? «No... Possibile non è la
trasposizione di alcun modello straniero». Cosa c’è in cantiere?
«Questa cosa, che spiegheremo con calma, la mettiamo a disposizione
di tutti coloro che possono essere interessati a condividere con noi
un modello di lavoro completamente nuovo, che supera i partiti
tradizionali». Maurizio Landini? «La coalizione sociale è per noi
motivo di interesse e confronto». E Sel? «È un interlocutore
naturale. Ma ci sono anche gli ambientalisti, che devono ritrovare
una rappresentanza. E soprattutto ci sono i cittadini».
Quanto
al traguardo, Civati rivela senza imbarazzo di puntare dritto a
Palazzo Chigi: «La fogliolina di ulivo è questa cosa qua, ci si
presenta per governare il Paese e non per fare testimonianza». Lei
parte da solo, come pensa di costruire l’alternativa al presidente
del Consiglio? «A parte che non sono affatto solo, Matteo Renzi in
questo momento sta dicendo cose molto confuse e non voglio
partecipare alla polemica... Possibile non è uno strappo. È una
sfida rivolta a noi stessi e ad altri compagni di strada. Non è
contro nessuno e non vuole escludere nessuno».
Il viaggio di
Possibile comincia dalla Liguria. Dove lo sfidante di Raffaella
Paita, il civatiano Luca Pastorino, spera in un risultato a due
cifre. Ecco, per Civati la Liguria non è solo un laboratorio della
nuova sinistra fuori dal Partito democratico, ma un vero e proprio
test. Quanti voti il nuovo movimento potrebbe rubare al partito di
Renzi, alle prossime Politiche? E quanti potrebbe pescarne
nell’immenso mare dell’astensione? Civati è ottimista. Sta
reclutando giovani «molto motivati», pronti a impegnarsi sul
territorio (e via web) per costruire dal basso una forza politica
alternativa «molto larga, trasversale, dinamica e moderna», che sia
un mix tra rete e movimento.
Via le scatole cinesi dei partiti
tradizionali e piramidali, con la direzione, la segreteria, i forum e
le vecchie sezioni. La proposta politica di Possibile sarà
trasversale e orizzontale e nascerà dalle idee dei cittadini
attraverso i comitati, che porteranno avanti campagne su singoli
temi.
Per aprire un comitato basterà trovare minimo dieci
adesioni e massimo cinquanta e chiedere l’iscrizione al partito.
Quel che Civati ha in mente è un sistema di consultazione permanente
degli elettori, per misurare il battito del cuore della base e non
sbagliare mosse: dalla scelta dei candidati alle battaglie da portare
in Parlamento, dove il fondatore lavora ai gruppi di Possibile. Il «tesoretto» di Civati è il database dell’associazione «È
Possibile» che conta 50 mila iscritti. Nel calendario è segnata in
rosso la data del 3 giugno, giorno in cui la nascita della nuova
«cosa rossa» sarà ufficializzata. Seguirà una lettera-documento e
poi, a luglio, la festa del partito .
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