Riccardo Imberti
Mai come in questi giorni lo scenario
che ci si presenta risulta confuso al limite del caos. A tre giorni
dalla tornata elettorale si stanno manifestando segnali di grande
preoccupazione e le buone e tante cose finora realizzate dal Governo
a guida PD, paiono lasciare il posto ad una guerra più che a una
normale competizione democratica.
Cercando di dare la giusta misura alle
cose mi pare d'obbligo sottolineare come, ancora una volta, lo
scontro che dovrebbe interessare le regioni che vanno al voto, i
programmi di chi si candida a guidarle, i volti presentabili e non,
sono passati in secondo piano e hanno lasciato il posto alla politica
nazionale. L'obbiettivo dichiarato è quello di indebolire il governo
e in particolare Matteo Renzi reo di essere decisionista e quindi da
fermare.
Certo non è che il Partito Democratico
sia immune da responsabilità. Se pensiamo a ciò che sta avvenendo
in Campania credo che qualche sforzo di più si poteva e doveva fare
per evitare la candidatura tanto discussa come De Luca. Certo ha
vinto le primarie, ma allo stesso tempo ha in corso un processo e condannato in primo grado per abuso di ufficio. L'annullamento delle primarie avrebbe sicuramente
favorito un immagine meno discutibile del partito. Al di la dei
sondaggi e del risultato della prossima domenica, resta sullo sfondo
la questione morale e la capacità dei gruppi dirigenti nazionali di
porre mano alle periferie, laddove fatica a farsi strada una pratica
politica capace di affermare, trasparenza, pulizia e
rinnovamento, oltre che delle facce, anche nei metodi del fare
politica.
Se andiamo al nord la Liguria presenta
un'altra situazione al limite della sopportabilità. Anche in questa
regione le primarie sono state l'elemento scatenante e anche qui, forse è il caso di mettere mano a regole condivise, a partire da un registro dei votanti che ponga fine a comportamenti inaccettabili quali quelli del signor Cofferati. Perse le primarie con la new entry Paita, ha cercato in tutti i modi
di vendicarsi dello sfregio della sconfitta inaspettata e con l'aiuto di Civati è
riuscito a candidare Pastorino, parlamentare europeo del PD, che
naturalmente non si dimette dal suo scranno e pur non avendo alcuna
possibilità di riuscita, l'unico risultato di questa operazione sarà
quello di far perdere voti al centrosinistra, confermando il
comportamento masochista delle "sinistre" italiane.
In questo modo daranno un grosso contributo a resuscitare un centrodestra ovunque moribondo, come si è visto nei risultati delle elezioni trentine ma,
reso ancor più visibile dalle immagini cartapecorite del
ritorno in campo del suo padre padrone Silvio Berlusconi. I signori Cofferati e Civati rischiano
con la loro scelta, di consegnare la Liguria al duo Toti-Salvini.
In questo clima rimane sullo sfondo
quanto di buono è stato fatto in questi anni dalla classe dirigente
amministrativa che per la sua qualità diffusa, rappresenta
l'ossatura del nostro sistema democratico, contro il populismo
dilagante e l'antipolitica.
L'auspicio è che il risultato di
domenica sappia consegnarci un segnale che consolidi il consenso al
Partito Democratico che resta, nonostante le difficoltà e qualche
incertezza, l'unica forza capace di assecondare i piccoli segnali di
ripresa registrati in questi giorni, per farci uscire finalmente da
una crisi che dura da troppo tempo e che ci ha relegato nella parte
bassa dei paesi dell'Unione Europea.