Rossella Olivari
Se la politica interna dell'UE muove,
finalmente, i suoi primi passi nella transizione da tecnocrazia a
democrazia resta aperta tutta la questione della politica estera
dell'Unione perché se come sostiene Zbigniew Brzezinski, politologo
e consigliere di spicco della Casa Bianca in decisive operazioni come
gli accordi di Camp David, non sono rilevanti per gli Usa le nostre
questioni di amministrazione interna, finchè con queste intendiamo
la gestione tecnocratica avuta sino ad ora, ciò non vale per la
politica estera, tanto che lo studioso teorizza per l'Unione una
sorta di protettorato statunitense che consenta l'uniformità delle
decisioni e garantisca la preminenza mondiale americana. Se prendiamo
atto di questo allora fondamentale sarà la direzione che daremo ai
negoziati per il trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, ora
in atto, quale lettura daremo di quanto è stato in Ucraina, di
quanto è ora, come gestiremo i rapporti con la Russia, i capitoli
Nord Africa e immigrazione.
Ma veniamo all'anno appena trascorso.
Il 2014 è certo stato un anno cruciale
per l'Unione Europea e per l'Italia. Le elezioni di maggio hanno
accordato al nostro partito un vastissimo consenso affidando ad esso
un ruolo di primo piano anche nelle questioni europee. Questi mesi
hanno visto la formazione della nuova Commissione a presidenza
Juncker, l'elezione di Federica Mogherini alla carica di Alto
Rappresentante, il semestre di Presidenza Italiana dell'Ue che si
chiuderà ufficialmente il 13 gennaio con il discorso di conclusione
di Matteo Renzi a Strasburgo.
A novembre Juncker, intervenendo
davanti al Parlamento riunito in sessione plenaria, ha inaugurato
così la prima scelta di politica interna della sua Commissione:
“L'Europa volta pagina dopo anni di
lotta per ristabilire la nostra credibilità di budget e promuovere
le riforme (...) ORA AGGIUNGIAMO IL TERZO VERTICE DEL TRIANGOLO
VIRTUOSO: UN PIANO DI INVESTIMENTI AMBIZIOSO MA REALISTA (…)
Investire in Europa è molto di più di numeri e progetti, piuttosto
che fondi e regole. Dobbiamo inviare un messaggio agli europei e al
mondo: l'Europa è tornata. Il passato è dietro di noi. Investire è
girarsi verso il futuro (…) quello che faremo sarà mettere in
campo un sistema adeguato che permetta di utilizzare i soldi pubblici
disponibili (…) dovremo esaminare minuziosamente i progetti su cui
investire ( educazione, innovazione, salute, green economy, nuove
tecnologie, Europa sociale ndr) … CREIAMO UN NUOVO FONDO EUROPEO
PER GLI INVESTIMENTI STRATEGICI (…) NELLA MISURA DI 315 MILIARDI DI
EURO NEI PROSSIMI TRE ANNI.” Cit.
(discorso completo
http://europa.eu/rapid/press-release_SPEECH-14-2160_fr.htm video
http://ec.europa.eu/avservices/video/player.cfm?ref=I095718 )
Juncker pur non rinnegando in toto la
politica di austerità, come la Merkel appartiene al Partito Popolare
Europeomail, finalmente associa e mette sullo stesso piano il
parametro della crescita a quelli, sino a ora perseguiti, della
stabilità monetaria e del rigore dei conti.
Quindi così comincia questo governo
europeo di larghe intese, dove il peso della componente Socialisti e
Democratici, anche se minoritaria, si fa sentire attraverso questo
cambio di rotta importante. Ma l'abbandono, anche se non ancora molto
marcato, dell'austerità non è solo un cambio di paradigma economico
è un primo assist che le forze europeiste e principalmente il
gruppo S&D hanno fatto a Parlamento e Commissione al fine di
creare una politica interna dell'Unione forte, coesa e unitaria, che
trasformi le istituzioni europee in un organismo sovrano e
democratico in grado di assumere un ruolo di primo piano sulla scena
mondiale.
Questa è la sfida dei Democratici:
perseguire l'abbandono dell'austerità perchè da qui comincia
l'abbandono dell'idea che “la politica interna europea sia la
sommatoria delle politiche dei singoli stati, con l'accortezza che
non ci si pesti troppo i piedi” per costruire una politica che
tuteli l'interesse dell'Unione nella sua totalità.
Il momento è decisivo: se il progetto
europeo fallisce, limitandosi al ruolo di gestore tecnico delle
contese economiche tra gli stati, il continente si condanna,
definitivamente, alla marginalità e al declino.
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