Corriere della Sera 05/01/15
M.Antonietta Calabrò
Provengono letteralmente da tutti gli
angoli della Terra. Sono pastori delle periferie geografiche ed
esistenziali e non «principi», sia pure della Chiesa. Sono loro i
nuovi cardinali annunciati all’Angelus da papa Francesco, 15
elettori in un futuro Conclave e 5 non elettori.
Francesco lo ha
detto chiaramente ai fedeli in piazza San Pietro: il nuovo gruppo di
cardinali «mostra il legame inscindibile tra la Chiesa di Roma e le
Chiese particolari presenti nel mondo». Tra i nuovi porporati un
solo esponente della Curia, Dominique Mamberti, prefetto della
Segnatura Apostolica, dopo il picco raggiunto dai curiali con
Benedetto XVI. Il prossimo Concistoro, che si terrà il 14 e 15
febbraio 2015, sarà quindi un passaggio fondamentale nel
rimodellamento complessivo della Chiesa.
La scelta di Francesco
ha coinvolto ben 14 nazioni, tra cui luoghi remoti del pianeta, come
le isole Tonga da dove viene il porporato più giovane, Patita Paini
Mafi, 54 anni, che guida una Chiesa locale con 14 mila fedeli (dagli
arcipelaghi del Pacifico c’è il precedente di un cardinale
samoano, nominato da Paolo VI) e come la Nuova Zelanda, patria di
John Atcherley Dew, che compare tra i 15. O ancora, luoghi dove i
cattolici sono una piccolissima minoranza (1%) come il Myanmar (è di
lì l’arcivescovo di Yangon, il salesiano Charles Maung Bo). Poi
c’è il Vietnam, seconda comunità cattolica dell’Asia, con 100
mila nuovi battesimi ogni anno: sarà cardinale l’arcivescovo di
Hanoi, Pierre Nguyên Van Nhon. Sempre Asia, con Francis Xavier
Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia).
Il
Papa ha premiato l’apporto alla Chiesa di antiche diocesi africane
con Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba
(Etiopia) e Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago di Capo Verde.
Nessun nome dagli Stati Uniti e cardinali solo per tre nazioni
europee: Portogallo (Manuel José Macário do Nascimento Clemente,
patriarca di Lisbona) e Spagna e Italia.
Con determinazione e
creatività Francesco si è mosso tra tradizioni, norme canoniche e
regole non scritte. Innanzitutto i prescelti non sapevano della
decisione di Francesco. Alcuni sono stati avvisati dalla Radio
vaticana, che li cercava per le interviste, altri come l’italiano
Edoardo Menichelli, vescovo di Ancona, addirittura dalle suore che
hanno sentito il nome dalla voce del Papa all’annuncio.
Il
numero complessivo degli elettori è stato sostanzialmente rispettato
(tre in più rispetto al plenum di 120, ma i numeri «torneranno»
nell’arco di un anno, visto che alcuni altri porporati compiranno
gli ottant’anni). Sempre più disattese dal Pontefice invece le
regole non scritte sulle cosiddette «sedi cardinalizie» e sul peso
dei curiali. Nel primo concistoro di Francesco fece scalpore la
porpora all’arcivescovo di Perugia Bassetti e il fatto che furono
lasciati senza «berretta rossa» il patriarca di Venezia e
l’arcivescovo di Torino. Ebbene, oggi è la volta, oltre a
Menichelli, di Francesco Montenegro,vescovo di Agrigento. Anche in
Spagna la scelta è caduta su Blázquez Pérez, arcivescovo di
Valladolid, altra diocesi non cardinalizia. Le tre nuove porpore del
Sudamerica provengono da Messico (Alberto Suárez Inda), Uruguay
(Daniel Fernando Sturla Berhouet) e Panama (José Luis Lacunza
Maestrojuán).
Al termine dell’Angelus, Francesco si è fatto
testimonial di eccezione (con i musei italiani gratuiti la prima
domenica del mese) dicendo: «È una bella giornata per fare le
visite ai musei». Secondo i primi dati c’è stato un boom di
presenze.
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