Alfredo Bazoli
Torna periodicamente la favoletta che
tra i 101 che impallinarono Prodi ci sarebbero i deputati renziani.
Favoletta che a furia di essere raccontata, ovviamente da chi ha
tutto l’interesse a colpire Renzi, nemici interni ed esterni al pd,
rischia di fare più strada di quel che merita. Allora vorrei
raccontare come sono andate le cose, avendole vissute minuto per
minuto, in prima persona, dentro la pattuglia di deputati vicini a
Renzi.
Il 17 aprile, vigilia del primo voto,
l’assemblea dei grandi elettori di centrosinistra, in una serata
drammatica, decide a maggioranza di votare Marini. È una scelta che
scaturisce all’esito di una discussione in cui emergono prepotenti
tutti i mal di pancia di parte rilevantissima dei grandi elettori,
tra cui per l’appunto il gruppetto dei renziani, che sono in totale
52, i quali annunciano pubblicamente che si asterranno, non
condividendo nè le modalità nè il merito della scelta.
Il giorno dopo Marini cade, ottenendo
oltre 220 voti meno di quelli in teoria disponibili.
La sera stessa Renzi incontra a Roma i
parlamentari a lui vicini, per fare il punto della situazione. Dopo
una lunga chiacchierata, le cui conclusioni sono affidate a Del Rio,
si decide che si proverà a sondare in nottata se Chiamparino, che ha
già ottenuto in giornata diverse decine di voti, possa crescere
ancora con un fronte ampio, centrodestra compreso, e che in
alternativa si proporrà con forza il nome di Prodi, sebbene
consapevoli che si tratta di una scelta che rischia di spaccare il
paese.
La mattina dopo alle 8.30 è prevista
una nuova riunione dei grandi elettori per valutare il da farsi.
Nell’approssimarci all’assemblea apprendiamo che nella notte il
partito ha deciso di convergere sul nome di Prodi. Rapidamente
decidiamo che, al fine di impedire che sul suo nome si apra una
discussione, e per tentare di mettere un po’ la nostra bandierina
sul candidato, non appena verrà fatto il suo nome ci alzeremo tutti
in piedi ad applaudire per sollecitare una standing ovation.
Così accade: appena Bersani pronuncia
il nome prescelto, dal fondo della sala ci alziamo in piedi ad
applaudire, e tutta la sala si unisce a noi. Bersani decide comunque
di mettere ai voti la proposta, che non riceve né voti contrari ne
astensioni. Ci avviamo soddisfatti in aula, sentendoci in qualche
modo gli artefici di una scelta che alla fine ricompatta il partito e
i suoi elettori, dopo il passo falso di Marini.
Il resto è noto: Prodi viene
impallinato da oltre 100 franchi tiratori, e ciò apre all’unica
decisione a quel punto possibile, ovvero la rielezione di Napolitano.
Questo è quanto è successo, questo è
ciò che ho vissuto, e con me tutti i 52 parlamentari vicini a Renzi.
Ognuno può trarre da questo racconto le conclusioni che crede.
Mi permetto di suggerire una delle
tante possibili chiavi di lettura. Renzi era stato l’unico ad
esprimere pubblicamente il suo dissenso su Marini, poi caduto, dunque
la scelta finale di Prodi, che tanto entusiasmo suscitava dentro il
PD, sarebbe stata percepita dentro e fuori il partito come una sua
vittoria politica. E questo non a tutti faceva piacere.
Credetemi, tutto il resto e’ fuffa.
Comunque i nomi si conoscono e si possono dire. Quanto sopra non chiarise nulla.
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