La Stampa 09/01/2015
massimo gramellini
A chi impugna mitragliatrici per
sterminare matite, e a chiunque si sottometta a qualcosa di diverso
dalla propria coscienza, ci piacerebbe spiegare che avventura
faticosa e fantastica sia la libertà. Ma non lo faremo, perché la
libertà non si può spiegare. Si può soltanto respirare senza
pensarci, come l’aria, e come l’aria rimpiangerla quando non c’è
più. A differenza dei dogmi, non reclama certezze e non ne offre. I
suoi mattoni sono i dubbi e gli errori, gli slanci e gli abusi. I
suoi confini sono labili, mobili. E la sua rovina è l’assenza di
confini, che le toglie il piacere sottile della trasgressione.
La forma estrema, per molti
incomprensibile, di libertà è la satira. Offensiva, provocatoria e
irrispettosa per definizione, ribalta ostinatamente il punto di
vista, perciò è detestata dai possessori di verità assolute e dai
fautori delle religioni, categoria ideologica di cui fa ormai parte
il Politicamente Corretto caro agli americani.
La satira non è mai blasfema, perché
non si occupa dell’assoluto, ma del relativo. Non di spiritualità,
ma di umanità. La satira non manca di rispetto a Dio, casomai agli
uomini che usano Dio per dominare altri uomini.
La vignetta di Charlie Hebdo che più
di ogni altra è costata la vita ai suoi autori raffigurava un
Profeta disperato per il tasso di stupidità degli integralisti
islamici. Non era un attacco a Maometto, ma a un gruppo di fanatici
superstiziosi e ignoranti che in suo nome ammazza le donne che
vogliono andare a scuola e i maschi che bevono e fumano.
L’attenuante della provocazione che è
echeggiata in queste ore sul «Financial Times» - la bibbia di
un’altra religione dogmatica, quella dei soldi - è il sintomo di
quanto sia ancora lunga e avvincente la marcia verso la libertà. C’è
stato un tempo non lontano in cui le corna erano considerate
un’attenuante per l’uxoricida e la minigonna per lo stupratore.
Arriverà il giorno in cui anche l’accettazione dell’uso, e
persino dell’abuso, di satira diventerà qualcosa di scontato.
Intanto la guerra continua, e si combatte dentro di noi.
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