Corriere della Sera 31/12/14
Maria Serena Natale
«È in gioco il futuro della Grecia
in Europa», il premier Antonis Samaras getta subito il guanto di
sfida. Fallito l’accordo parlamentare sul nuovo presidente della
Repubblica, parte la procedura costituzionale che impone lo
scioglimento del Parlamento e la convocazione del voto anticipato.
Via alla campagna elettorale.
Nell’incontro di rito con il
capo dello Stato uscente Karolos Papoulias, Samaras ha ripetuto più
volte la parola chiave intorno alla quale si giocherà la partita
greca nelle prossime settimane, «responsabilità». «Il popolo non
vuole le elezioni. Non sono necessarie, sono il risultato di
interessi di parte — ha dichiarato il leader del partito
conservatore Nuova Democrazia —. Quando si tratta della sicurezza e
della stabilità del Paese, la battaglia è sulla verità e sulla
responsabilità. Qui non sono i partiti a venire prima, ma la
nazione».
Messaggio ad Alexis Tsipras, leader della coalizione
della sinistra radicale Syriza, e ai suoi possibili alleati di
governo. Con un vantaggio su Nuova Democrazia che varia fra i tre e i
sei punti percentuali, secondo un sondaggio pubblicato ieri Syriza
otterrebbe il 28% dei consensi, non abbastanza per governare e
difendere in autonomia un programma che prevede lo stop alle
politiche di rigore, la ristrutturazione del debito e la revisione
degli accordi con la troika dei creditori internazionali (Ue, Bce e
il Fondo monetario che ieri ha sospeso gli aiuti in attesa di
sviluppi).
Se Syriza vincesse ma non riuscisse a formare una
coalizione, si tornerebbe al voto, come già accaduto nel 2012. In
prima linea tra i partiti che potrebbero sostenere Tsipras c’è «To
Potami», la formazione di centro-sinistra fondata lo scorso febbraio
dal giornalista anti-corruzione Stavros Theodorakis, accreditata di
un 6% che ne farebbe la terza forza e guardata con interesse dagli
elettori delusi dalla socialdemocrazia allo sbando di Pasok — l’ex
leader George Papandreou, figura storica della sinistra ellenica, sta
per lanciare un nuovo movimento. Uno scenario d’incertezza e forte
polarizzazione che penalizza i piccoli partiti.
Cancellerie e
mercati tendono a circoscrivere la turbolenza, allontanando lo
spettro di un’uscita della Grecia dall’euro ed escludendo
possibilità di contagio in forza dei progressi compiuti da Atene
negli ultimi anni. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang
Schäuble ha ribadito che «non ci sono alternative» alla
prosecuzione delle riforme richieste dalla troika per chiudere il
programma di salvataggio. Si vota il 25 gennaio.
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