TOMMASO CIRIACO
L’INTERVISTA/STEFANO ESPOSITO, PD
La sinistra del Pd in una parola?
«Parassiti ». In un angolo di Transatlantico il senatore Stefano
Esposito rivendica l’emendamento più odiato dalla minoranza dem.
La voce è calma, ma lui è scatenato.
Ventinove senatori non la seguono. Così
l’Italicum rischia di passare grazie ai voti di FI.
«Non saranno 29. Quelli che votano
contro la legge sono 18-20. Con gli altri ci abbiamo parlato».
La maggioranza, comunque, rischia di
cambiare.
«Auspico che i coraggiosi che non
voteranno l’Italicum ne traggano le conseguenze. Avranno tutto il
mio rispetto».
Meglio la chiarezza, anche se cambia la
maggioranza?
«Meglio la chiarezza. Sa, un conto è
modificare drasticamente i connotati del partito tradizionale, altro
è stravolgere le regole basilari della convivenza. Nel Pd siamo
all’impazzimento. Ci sono esponenti di questo partito che dicono
cose su Renzi che non si sono mai neanche immaginati di affermare
contro Berlusconi. Non si capisce allora perché uno deve stare
insieme. Fai un’altra cosa, legittimamente».
Ognuno per la sua strada, insomma.
«Ritieni Renzi il peggio del peggio
del peggio della politica e della società italiana? Cristo santo,
vai! Fai un partito! Il popolo sicuramente è lì plaudente, non
aspetta altro. Vai e ti misuri, avrai il mio grande rispetto. Così
sei un parassita».
Le pesa aver presentato l’emendamento
spacca-Pd?
«Sono buoni gli emendamenti che vanno
in c... a Renzi e non sono buoni quelli che tengono la linea del
partito?».
Ma lei è un ex Ds. È la “sua”
Ditta a essere contraria.
«La Ditta è la Ditta. Non è Ditta a
seconda di chi la dirige...».
È il punto di non ritorno del Pd?
«Ma io non vedo l’ora. È un anno e
mezzo che lo auspico. Non se ne può più. Per tutto questo tempo non
si è voluto prendere di petto la situazione del Senato. Non è che
qui tutto può diventare coscienza. Pensi che oggi ho sentito la
senatrice Lo Moro dire che è un fatto di coscienza: ma come si fa? E
quindi quando discuteremo di temi etici, cosa saranno? Questioni di
cuore?».
È la linea Renzi. La minoranza è un
partito nel partito?
«Sì, ma l’appunto di Renzi arriva
tardi. Era tutto evidente già con il voto sul Quirinale del 2013.
Poi ci fu chi non votò la fiducia a Letta. E all’epoca non c’era
ancora Renzi...».
E poi?
«Man mano la tendenza si è
accentuata. Anche perché quando non meni mai, non metti mai un
paletto, alla fine...».
Tutto potrebbe sfogarsi nel voto per il
Colle?
«Secondo me 505 voti li trovi
comunque. Naturalmente spetta a Renzi fare la scelta giusta. Se fa lo
sparigliatore, il giocatore di poker che fa all-in a ogni mano, la
porta a casa. Se si mette a ragionare troppo, si fa impallinare».
E la minoranza resterà a guardare?
«C’è un pezzo che non ha accettato
la sconfitta al congresso. E poi, scusi: questi hanno votato zitti e
muti la lista bloccata sull’Italicum, noi la miglioriamo e loro...
Ma ci pensa a Migliavacca? Cosa non ha fatto contro quelli che, come
me, volevano le preferenze nella scorsa legislatura! Li conosco tutti
e non sopporto l’ipocrisia. Io non mi faccio prendere per il c...
".
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