Corriere della Sera 04/01/15
corriere.it
Voglio proporre un’altra lettura di
papa Francesco, come contrappunto a quella, che ho letto con
tristezza, di Vittorio Messori sul Corriere della Sera del 24
dicembre: un convertito che, per non ripetere più quanto ha scritto,
a mio parere deve ancora portare a termine il suo processo di
conversione con il ricevimento dello Spirito Santo.
Messori
dimostra tre insufficienze: due di natura teologica e un’altra di
comprensione della Chiesa del Terzo Mondo. Si è scandalizzato per la
«imprevedibilità» di questo pastore perché «continua a turbare
la tranquillità del cattolico medio».
Bisogna però
interrogarsi sulla qualità della fede di questo «cattolico medio»,
che ha difficoltà ad accettare un pastore che ha l’odore delle
pecore e annuncia «la gioia del Vangelo». Si tratta, generalmente,
di cattolici culturali, abituati alla figura faraonica di un Papa che
presenta i simboli del potere degli imperatori pagani romani. Adesso
appare invece un Papa «francescano», che ama i poveri, non «veste
Prada», fa una critica dura al sistema che produce miseria nella
gran parte del mondo, e apre la Chiesa non solo ai cattolici ma a
tutti quelli che portano il nome di «uomini e donne», senza
giudicarli ma accogliendoli nello spirito della «rivoluzione della
tenerezza», come ha chiesto ai vescovi dell’America Latina riuniti
l’anno scorso a Rio.
Nel pensiero di Messori c’è un grande
vuoto, c’è la quasi assenza dello Spirito Santo. Direi di più:
egli incorre nell’errore teologico del cristomonismo, per il quale
solo Cristo conta e non c’è propriamente un posto per lo Spirito
Santo. Tutto nella Chiesa si risolverebbe con il solo Cristo:
esattamente ciò che il Gesù dei Vangeli non vuole. Perché dico
questo? Perché quello che Messori deplora è la «imprevedibilità»
dell’azione pastorale di questo Papa. Orbene: questa è la
caratteristica dello Spirito, la sua imprevedibilità, come scrive
san Giovanni: «Soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di
dove viene e dove va» (Gv. 3,8). La sua natura è l’irruzione
improvvisa, con i suoi doni e i suoi carismi. Francesco di Roma,
nella sequela di Francesco d’Assisi, si lascia condurre dallo
Spirito.
Messori è ostaggio di una visione lineare, propria del
suo «amato Joseph Ratzinger» e di altri Papi precedenti. Purtroppo,
è stata questa visione lineare a fare della Chiesa una cittadella
incapace di dialogare e imparare dagli altri — anch’essi
illuminati dallo Spirito — e di comprendere la complessità del
mondo moderno, isolata in mezzo alle altre Chiese e ai cammini
spirituali. Pensare che gli altri pensino solo in modo sbagliato
significa essere blasfemi contro lo Spirito Santo. Per questo una
Chiesa aperta, come la vuole Francesco di Roma, è sommamente
importante. Deve essere aperta alle irruzioni dello Spirito, chiamato
da alcuni teologi «la fantasia di Dio» a motivo della sua
creatività e novità nelle società, nel mondo, nella storia dei
popoli, negli individui, nelle Chiese e anche nella Chiesa
cattolica.
Senza lo Spirito Santo la Chiesa diventa
un’istituzione pesante, noiosa, senza creatività: e, a un certo
punto, non ha niente da dire al mondo che non siano sempre dottrine
su dottrine, senza suscitare speranza e gioia di vivere.
È un
dono dello Spirito che questo Papa non venga dalla vecchia
cristianità europea. Non appare come un teologo sottile, ma come un
Pastore che realizza quello che Gesù ha chiesto a Pietro: «Fortifica
i tuoi fratelli nella fede» (Luca 22,31-32). Porta con sé
l’esperienza delle Chiese del Terzo Mondo, e specificamente quelle
dell’America Latina.
Ecco un’altra insufficienza di Messori:
non cogliere la dimensione del fatto che, oggi come oggi, il
cristianesimo è una religione del Terzo Mondo, come ha tante volte
sottolineato il teologo tedesco Johan Baptist Metz. In Europa vivono
solo il 25% dei cattolici; il 72,56% vivono nel Terzo Mondo (in
America Latina il 48,75%). Perché non può venire da questa
maggioranza uno che lo Spirito ha fatto vescovo di Roma e Papa
universale? Perché non accettare le novità che derivano da queste
Chiese, che non sono più a immagine delle vecchie Chiese europee ma
sorgenti, con i loro martiri, confessori e teologi?
Forse, nel
futuro, la sede del primato non sarà più Roma e la Curia, con tutte
le contraddizioni denunciate di recente da papa Francesco di fronte a
cardinali e prelati con parole finora sentite solo nella bocca di
Lutero e, con meno forza, nel mio libro del 1984 Chiesa: carisma e
potere , condannato dal cardinal Joseph Ratzinger ( all’epoca
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede , ndr). Forse
la sede sarà là dove vive la maggioranza dei cattolici: in America,
Africa o Asia. Sarebbe un segno proprio della vera cattolicità della
Chiesa, all’interno del processo di globalizzazione del fenomeno
umano.
Speravo che Messori dimostrasse maggiore intelligenza e
apertura, visti i suoi meriti di cattolico fedele a un tipo di Chiesa
e di rinomato scrittore. Papa Francesco ha portato speranza e gioia a
tanti cattolici e ad altri cristiani. Non perdiamo questo dono dello
Spirito con ragionamenti negativi su di lui.
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